I decreti di confisca seguono i complessi accertamenti patrimoniali e bancari dai quali è emersa la disparità tra i redditi dichiarati e l’attività svolta e il valore del patrimonio dei fratelli Agrò che, seppur non “organici”, sono ritenuti contigui all’associazione malavitosa “Cosa Nostra” della Provincia di Agrigento.
I sigilli sono stati posti a 58 fabbricati, ubicati tra le province di Agrigento, Messina e Perugia; 12 imprese attive rispettivamente a Fasano, nel brindisino, e a Petilia Policastro, in provincia di Crotone.
Confiscati inoltre 56 tra rapporti bancari, postali e polizze assicurative.
I fratelli Agrò erano stati arrestati nel luglio 2007 nell’ambito dell’indagine ‘Domino 2‘ relativa a una serie di omicidi avvenuti all’inizio degli anni ’90 in provincia di Agrigento, scaturita dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia tra cui Maurizio Di Gati, già capo di Cosa nostra agrigentina.
Nel 2010 sempre la DIA di Agrigento ai due imprenditori aveva sequestrato beni per circa 50 milioni di euro.
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