Questo è il titolo di una lettera arrivataci in redazione dall’avv. Giuseppe Barba e scritta dai fratelli Antonio e Giuseppe Milioti, figli dell’imprenditore Carmelo, ucciso in un agguato di mafia nell’agosto del 2003.
La missiva segue alle note polemiche sorte in occasione del Fabaria Rally – Rally dei Templi sul trofeo “Milcar” – pseudonimo di Milioti Carmelo.
Antonio e Giuseppe Milioti, che dal padre hanno ereditato la passione per i rally, precisano che l’istituzione del trofeo era diretto alla “memoria e al ricordo dell’uomo, nonché papà sportivo”.
“Non può non rilevarsi –scrivono i figli di Milcar – che nostro padre è stato uno dei fondatori della scuderia automobilistica organizzatrice dell’ evento “Favara Rally Team”, nata nel 1984.
A costituire detta scuderia – si legge ancora nella missiva – furono un gruppo di piloti di Favara appassionati di rally e alcuni di essi conosciuti con gli pseudonimi di Milcar, Winner, MG e Wilson.”
Nella lettera i fratelli Milioti ricordano anche i successi sportivi ottenuti dal padre.
Nella missiva si annovera anche la vittoria, nel 1991, della seconda edizione del Fabaria Rally.
Sulle polemiche e successive indagini della DDA di Palermo, sorte in seguito al servizio televisivo di Striscia la notizia, i fratelli Milioti scrivono: ”Nostro padre, ucciso in un agguato di mafia nel 2003, per noi è stato e continua ad essere un esempio di uomo sportivo amante del rally, della competizione e rispettoso dei principi e dei valori che caratterizzano questa disciplina.
Le vicende giudiziarie che lo hanno coinvolto – si legge in un brano della lettera – risalgono a un periodo della nostra vita in cui non eravamo consapevoli di nulla e non comprendevamo il significato e l’importanza di un processo o di una sentenza di condanna.
La nostra – aggiungono Antonio e Giuseppe Milioti – è stata una richiesta alla società organizzatrice fondata sul ricordo all’uomo sportivo. Nulla di più.
A noi – sottolineano i fratelli – non interessa la mafia, utilizzare comportamenti violenti o le imposizioni.
Ci scusiamo con gli organizzatori, con le istituzioni e con tutti i cittadini se, con il nostro comportamento e la nostra richiesta di trofeo, Favara è stata fatta apparire quale città che sale alla ribalta nazionale per eventi negativi e collegati alla mafia, quando invece – concludono – meriterebbe di essere ricordata per quello che di positivo riesce a dare.”
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