Da qualche mese i media internazionali forniscono giornalmente i bollettini ufficiali delle vittime provocate dal terribile virus.
Epidemia i cui focolari si sono accesi in diversi paesi africani e che adesso rischiano di essere veicolati per tutto il Pianeta.
La diffusione dell’epidemia preoccupa le autorità sanitarie mondiali che ancora oggi non riescono a capire se e quando si fermerà l’epidemia. Preoccupa anche molti, che temono che prima o poi arrivi in Italia.
La Sicilia, com’è noto, è la porta dell’Europa e il continuo flusso di migranti in arrivo proprio dai paesi africani non rassicura i cittadini, che temono possibili contagi.
In questi giorni numerose sono state le chiamate giunteci in redazione da cittadini di Favara riguardo ai controlli sanitari dedicati ai tanti migranti che in città sono ospiti delle strutture di accoglienza.
Percorrendo le strade di Favara è facile imbattersi in gruppi di extracomunitari che bivaccano.
L’elevato numero degli stranieri quindi preoccupa i favaresi, che vogliono sapere se la gente che arriva in città sia stata controllata in modo idoneo.
Sull’emergenza Ebola la Società italiana di malattie infettive e tropicali nei giorni scorsi ha annunciato lo stato d’allerta in Italia, confermando i timori dei siciliani, poiché secondo la SIMIT è proprio la Trinacria la regione italiana a più alto rischio contagio.
Per questo motivo ha chiesto al Governo di attivare tutte le possibili misure di prevenzione a livello nazionale, regionale e locale, comprese le misure di profilassi presso porti e aeroporti.
L’Assessorato Regionale alla Salute intanto in un vertice tenutosi a Palermo ha convocato i direttori generali e i commissari straordinari delle 17 aziende sanitarie e ospedaliere dell’ Isola.
L’Assessore Lucia Borsellino e Mario Palermo, dirigente responsabile del Servizio di Igiene Pubblica dell’Ispettorato regionale alla Salute, hanno illustrato il piano di prevenzione che prevede anche un’adeguata formazione degli stessi medici.
Corsi di formazione che si baseranno sul format predisposto dal “Spallanzani” di Roma, Centro nazionale di riferimento per l’Ebola .
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Ebola si trasmette per contatto interumano diretto con organi, sangue e altri fluidi biologici (es. saliva, urina, vomito) di soggetti infetti (vivi o morti) e indiretto con ambienti contaminati da tali fluidi.
La trasmissione per via sessuale può verificarsi fino a 7 settimane dopo la guarigione.
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