Queste sono le parole tratte dall’omelia di Mons. Melchiorre Vutera, pronunciate durante i funerali di Carmelo e Laura Mulone.
L’intera comunità di Aragona si è stretta ieri pomeriggio attorno alla famiglia Mulone nel momento dell’estremo saluto ai piccoli Carmelo e Laura, vittime sabato scorso del ribaltamento di un vulcanello nella riserva naturale delle Macalube.
Troppo piccola la chiesa della B.M.V. del SS. Rosario di Pompei per accogliere la folla di gente.
A dare sostegno ai familiari degli sfortunati bambini gli uomini dell’Arma, di cui fa parte il padre Rosario Mulone, appuntato in servizio a Joppolo Giancaxio.
Ai funerali presenti i vertici militari con a capo il Comandante Generale dell’Arma, Leonardo Gallitelli.
In silenzio e con le lacrime agli occhi tutti hanno atteso il corteo funebre che dall’obitorio dell’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento ha portato i due feretri in parrocchia.
Silenzio interrotto dai rintocchi della campana e dagli applausi dei presenti.
Nella vicina Via Papa Lucani l’Amministrazione Comunale di Aragona ha installato uno schermo gigante da dove le migliaia di persone che non hanno avuto accesso alla Chiesa hanno potuto seguire la funzione religiosa.
Negli sguardi dei presenti visibile la commozione e l’incredulità per la tragedia.
Una città, Aragona, che da sabato scorso ha iniziato a vedere con occhi diversi le “Macalube”, che mai in passato si erano manifestate così pericolose.
Toccante la presenza dei compagni di scuola di Carmelo e Laura, che hanno affidato a dei palloncini il loro messaggio.
Assente alla celebrazione l’Arcivescovo di Agrigento Mons. Francesco Montenegro, che ha comunque inviato un messaggio.
“Mentre a Dio innalzo il mio grido – scrive Mons. Montenegro – non riesco a non indirizzare lo sguardo alla Croce; non riesco – continua il Vescovo – a non sentire il grido del Figlio: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”. Alla luce di questa fede, Macalube mi appare come un piccolo Golgota. Il vulcanello che ha travolto Laura e Carmelo – aggiunge il pastore della Chiesa agrigentina – come il terremoto del Venerdì Santo.”
Il silenzioso pomeriggio aragonese è stato poi nuovamente interrotto dagli applausi che hanno salutato i due piccoli feretri diretti al cimitero.
Mani e braccia che simbolicamente hanno abbracciato e confortato papà Rosario e mamma Giovanna.
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