Nei banchetti allestiti in strada dalle famiglie titolari della cosiddetta “prummisa” sono sempre numerose le persone che partecipano e gustano la deliziosa minestra di legumi.
Una tradizione quindi consolidata nel tempo, appuntamento a cui non mancano neanche i tanti emigranti che, puntualmente, l’ultima settimana di Agosto ritornano nella loro città di origine proprio in occasione di San Giuseppe, un tempo, la principale festa di Favara.
Visti i periodi di crisi economica a cui sono soggette numerose famiglie, quest’anno l’arciprete don Giuseppe D’Oriente ha deciso di abbassare i toni privilegiando l’aspetto religioso a quello folclorico.
L’austerity quindi contraddistingue l’edizione in corso dei festeggiamenti: niente luminarie, niente banda musicale e neanche gli attesi giochi d’artificio. Grazie all’interessamento dei commercianti di Piazza Cavour e di una scuola di canto locale, lo spettacolo, tutto autoprodotto, sarà comunque garantito per le serate di domani e domenica prossima.
Sicuramente quella del clero locale è stata una scelta difficile nell’avere stravolto il programma dei festeggiamenti rispetto al passato.
L’organizzazione dei momenti di preghiera, riflessione e condivisione innalzano sicuramente il valore morale dell’appuntamento.
Chissà però se ai cittadini di Favara piace questa versione decisamente light o se sarebbe stata meglio per loro una festa più sfarzosa che, probabilmente, li avrebbe indotti ad elargire al comitato dei festeggiamenti un’offerta in denaro consona alle loro aspettative.
Durante i festeggiamenti viene raccolto e donato alle famiglie in difficoltà quanto necessario.
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