Il voto per il rinnovo dei Consigli comunali e l’elezione dei sindaci, soprattutto nel capoluogo, è stato vissuto come una battaglia di “posizionamento” in vista dello scioglimento del parlamento regionale, annunciato dalle dimissioni del presidente della Regione per fine luglio. La contesa palermitana – tutta interna al centrosinistra – ha oscurato tutto il resto, attribuendo al risultato del capoluogo la responsabilità di “spiegare” le scelte dei siciliani.
Il centrosinistra non ha combattuto contro se stesso in nessuna altra realtà ai ballottaggi, ma solo con gli avversari politici, che nei comuni avevano di volta in volta simboli diversi.
Mentre nel resto del Bel Paese si potrà osservare una pausa prima del prossimo impegno elettorale – mancano dieci mesi al rinnovo del Parlamento nazionale – la Sicilia non avrà pace alle urne: regionali in autunno e politiche in primavera.
Lo scioglimento anticipato dell’Assemblea regionale siciliana affiderà, inevitabilmente, all’Isola un ruolo speciale: sarà una tappa verso le politiche e in qualche modo potrebbe influenzarle attraverso le alleanze ed i risultati.
La Sicilia rimane dunque sotto osservazione come lo è stata Palermo nella tornata delle amministrative. E’ qui che, infatti, i partiti tradizionali, ma anche le grandi novità della campagna elettorale appena conclusa (come il Movimento Cinque Stelle) che si misureranno in una competizione squisitamente politica.
In 4 anni le cose sono davvero cambiate. Rispetto al 2008, quando si celebrarono le regionali nell’Isola, è cambiato proprio tutto: il centrodestra, e soprattutto, il maggior partito del centrodestra, ha subito una grave sconfitta. Nel capoluogo, culla del berlusconismo, il Pdl non ha superato nemmeno il primo turno. Il presidio elettorale siciliano su cui si reggeva la coalizione di centrodestra (Pdl a Sud, soprattutto in Sicilia, e Lega nel Nord) è saltato. Una svolta notevole in tempi straordinariamente brevi se si considera che fino a pochi mesi fa si discuteva di Marina Berlusconi e del Trota come possibili successori dei loro potenti genitori.
L’interesse per le regionali siciliane da parte delle segreterie nazionali è, dunque, scontato. In Sicilia saranno sperimentate le novità annunciate da Casini e Alfano, la tenuta del centrosinistra e le sue alleanze con i moderati, la consistenza “residua” del centrodestra.
La lunga campagna elettorale siciliana non gioverà sicuramente all’Isola, carica di problemi irrisolti, e le maggiori attenzioni, pur comprensibili, potrebbero rendere ancora più gravoso il fardello.
Trasformata in campo di battaglia per la disputa finale della Seconda Repubblica, la Sicilia in controtendenza con le imminenti promesse elettorali, paradossalmente, potrebbe fare ancora più fatica a risorgere.
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