Il dipartimento di prevenzione veterinaria dell’Asp, dopo numerose ispezioni ha individuato nell’ultimo semestre, 17 casi di brucellosi lanciando così un allarme a fronte della presenza di numerosi allevamenti infetti nel territorio. Dalle indagini effettuate dai servizi medici e veterinari è stato individuato un rivenditore abusivo di prodotti lattiero–caseari che conteneva nel suo allevamento, cinquanta ovini infetti. L’allevamento appartenente ad un allevatore di Favara il quale è stato sanzionato e diffidato alla sua utilizzazione ai fini produttivi poiché non risulta iscritto tra i produttori di latte. Numerosi casi si sono riscontrati a Canicattì, dove il nucleo di vigilanza ha sequestrato prodotti caseari a quattro rivenditori individuati nel mercatino della Città. La brucellosi che si trasmette prodotti caseari freschi o tramite la presenza di allevamenti infetti è stata riscontrata anche nelle zone di Licata, Naro, Racalmuto ed Agrigento. La presenza della malattia nei distretti di Canicattì e Licata è riconducibile a due allevatori di Canicattì ai quali non si è riusciti ad abbattere i 232 capi infetti da brucellosi visto il continuo cambio di dimora non autorizzato degli ovini, è ipotizzabile quindi, una diffusione della malattia nel gregge. L’allevamento è tenuto sotto mira anche dal fisco, in quanto non si spiega come un azienda con così tanti animali che non potrebbe vendere gli ovini e non potrebbe commercializzare prodotti, continua a produrre, in teoria, spese senza alcun un introito. Numerose sono anche le carcasse di animali abbandonate, riconducibili agli allevamenti abusivi delle zone di Naro e Licata che nonostante le segnalazioni continuano ad operare.
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