Ad eseguire gli arresti, i Carabinieri della Compagnia di Licata. Pesanti i reati contestati dal GIP, Alberto D’Avico del Tribunale di Agrigento che ha emesso le ordinanze:
associazione allo scopo di commettere più delitti di induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione di ragazze sia maggiorenni che minorenni di nazionalità rumena;
Realizzazione di esibizioni pornografiche di ragazze minori di anni 18 e induzione alla partecipazione di esibizioni pornografiche delle medesime ragazze;
Induzione, in concorso tra di loro, alla prostituzione, nonché favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione di un numero indeterminato di ragazze maggiorenni e minorenni di nazionalità rumena;
Aver cagionato l’interruzione volontaria della gravidanza di una ragazza rumena, fuori dalle norme di legge;
Riduzione e mantenimento in schiavitù e servitù delle cittadine rumene sia maggiorenni che minorenni.
A capo dell’organizzazione, il 55enne licatese, Giuseppe Grillo con lui in carcere anche il concittadino 59enne Angelo Incorvaia, ed i romeni, Adriana Maria ‘Cristina’ Radulescu, 27anni, Marinica Lacramioara ‘Anna’ Pachitei, 33 anni, Petre Alexandru Roman, di 22, Costica ‘Casval’ Martinescu, di 37, Aurel ‘Luca’ Caruta, di 27 e Salvatore Fiandaca, 43 anni, di Mazzarino (Cl). Ai domiciliari invece il licatese Angelo Zirafi, 47 anni; Cristina Elena ‘Mirabella’ Radulescu, di 38; Carmelo Cani, 24 anni, di Agrigento; Calogero Disca, 62 anni, di Niscemi (Cl); Pietro Bonetta, di 44, di Campobello di Licata; e per Angelo Schembri, 57 anni, di Licata.
Luogo del giro di prostituzione, il Night Club “Paradise” di Licata, all’interno del quale erano costrette a lavorare 12 ragazze.
Dalle indagini dei Carabinieri coordinati dal capitano, Massimo Amato, durate 6 mesi, è emerso anche che la Città del Faro non era l’unico centro utilizzato. Le ragazze infatti, venivano costrette a trasferirsi continuamente in appartamenti ubicati in altri comuni.
Notevole il giro di affari, che garantiva all’associazione la somma variabile da 50,00 a 400 euro a prestazione.
Soldi che, come rilevato dai Carabinieri, sarebbero stati in parte reinvestiti nell’apertura a Licata di un altro locale. Dalle indagini emergono anche le violenze subite dalle giovani, alcune delle quali minorenni. Due sarebbero i casi di interruzione di gravidanza accertati, uno dei quali riguarda una ragazza minorenne. Brutali le modalità utilizzate. Acqua calda e candeggina, infatti sarebbero stati utilizzati per gli aborti.
Il locale Paradise, è stato sottoposto a sequestro preventivo. Non si esclude che l’operazione Lenone 2 possa avere ulteriori sviluppi.
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