A dirlo in una nota è stato il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Card. Angelo Bagnasco che ha disposto l’obbligatorietà su tutto il territorio nazionale, della seconda versione della edizione tipica del Rito delle Esequie. Nel testo c’era appunto anche il divieto, dal prossimo 2 Novembre, di celebrare i funerali con la presenza del cadavere all’interno delle Cappelle Cimiteriali. Questa disposizione interessa direttamente soprattutto la comunità favarese, che a differenza di quanto avviene nella stragrande maggioranza dei Comuni italiani (dove i funerali si svolgono già nelle parrocchie di appartenenza dei defunti), dal 1973 l’estremo saluto ai cari defunti viene dato nella cappella maggiore del Cimitero. A decidere ciò fu l’Amministrazione Comunale in carica nel 1973, a seguito di una nota firmata dal dott. Pietro La Russa dell’Assessorato all’annona che il 20 ottobre, con lettera Prot. 14451, faceva notare alla cittadinanza che lo svolgimento dei funerali nelle Chiese, poteva rappresentare un problema di carattere igienico sanitario che gravava non solo sulle parrocchie ed i parroci ma sulla cittadinanza tutta.
Il Sindaco con l’ordinanza 116 del 1973, fece adottare i provvedimenti consigliati con quella lettera.
Oggi, in vista del divieto imposto dalla CEI, il parroco della Chiesa San Vito di Favara, don Diego Acquisto, in una lettera aperta, evidenzia come a breve il Consiglio Comunale di Favara potrebbe essere chiamato a revocare proprio quell’ordinanza sindacale, almeno per i riti di religione cattolica, anche se le condizioni viarie della città non sarebbero favorevoli per una decisione del genere.
Sulla questione interviene anche l’Arciprete di Favara che in una lettera scrive:” “La consuetudine – normale per tutta l’Italia ma disattesa nella nostra città – ha sinora previsto e prevede che lo svolgimento del funerale avvenga con la celebrazione della Messa nella Chiesa parrocchiale, dove il fedele defunto risiedeva. Nella parrocchia si è generati alla fede; nella Parrocchia, ogni domenica, si è nutriti del sacramento pasquale; nella Parrocchia, si prega per il defunto e la famiglia con la comunità celebra in Gesù morto e risorto”. Sulla eccezionalità dei modi di celebrare i funerali in città, Don Mimmo aggiunge: “Della disobbedienza alla legge della Chiesa di celebrare i funerali nella Parrocchia, perpetrata da quasi quaranta anni, siamo stati artefici soprattutto noi presbiteri: ne chiediamo perdono a Dio e a tutti i fedeli”.
Le eccezioni alle regole, diventano spesso consuetudini che con il passare del tempo si potrebbero trasformare in ipotetiche tradizioni.
Forse per stare al passo con i tempi occorrerebbe attingere alle esperienze del passato.
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