Per Manganella a decidere la sorte della giunta non può certamente essere qualche gruppo di “Amici” consiglieri comunali che si avvale di “Parole d’onore”. “Che se la portino pure dove vogliono la parola d’onore e non certamente nella politica”, ha rimarcato nel suo intervento. “Dare in mano la città a costoro –ha concluso– sarebbe come darla in mano ai turchi”.
Insomma a sei mesi dall’insediamento non si respira proprio un’aria distesa tra amministrazione attiva e consiglio comunale. L’aria natalizia non ha giovato ai buoni rapporti e siamo alle solite, con storie viste e riviste: il primo cittadino che vuole seguire le direttive dei partiti politici mentre la maggioranza numerica in consiglio che vuole rappresentanza in seno all’amministrazione attiva chiedendo la testa di alcuni assessori. “Io non sono il boia di turno” – ci ha detto Manganella.
D’altra parte l’accordo iniziale era far restare in carica al loro posto gli assessori designati in campagna elettorale per almeno due anni, come sorta di garanzia per chi ci metteva la faccia. Quindi un eventuale anticipato cambio al vertice richiede l’espressa volontà, meglio se scritta, da parte dei partiti che l’hanno sostenuto alle amministrative di maggio scorso.
Cosa porterà tutto ciò a lungo termine? Lo abbiamo chiesto al primo cittadino. “Ad un braccio di ferro” ci ha risposto, che –aggiungiamo noi– di sicuro non porterà nulla di buono alla città che aspetta ancora risposte concrete, servizi finalmente funzionanti, villette aperte, strade riparate e tanto altro.
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