Agenti della polizia di Stato impegnati in una vasta operazione nell’Agrigentino che riguarda boss mafiosi e affiliati alle cosche locali. Nei loro confronti i pm della Direzione distrettuale antimafia di Palermo hanno emesso 21 provvedimenti di fermo. L’inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto Annamaria Palma e dai sostituti Fernando Asaro, Costantino De Robbio e Corrado Fasanelli e riguarda le famiglie mafiose di Agrigento, Favara e Canicattì. I provvedimenti di fermo sono stati resi necessari per via della pericolosità degli indagati, che è emersa durante le indagini condotte dalla Squadra mobile di Agrigento, e per il possibile tentativo di fuga di molti dei presunti boss. Dall’indagine emergono collegamenti con i mafiosi di Palermo e in particolare con l’inchiesta denominata “Gotha” che nel giugno dello scorso anno portò nel capoluogo siciliano a decine di fermi, fra cui tutti i capi delle famiglie palermitane. dalle indagini effettuate dalla polizia di stato di agrigento in collaborazione con la squdra mobile di palermo attraverso intercettazioni e microspie sono emersi anche contatti attraverso i pizzini di Provenzano. I 21 provvedimenti di fermo eseguiti all’alba dalla polizia riguardano i presunti affiliati alle cosche mafiose agrigentine, collegati, secondo l’accusa, ai gruppi criminali di Maurizio Di Gati, che da alcuni mesi collabora con la giustizia, e Giuseppe Falsone, capomafia della provincia, latitante da diversi anni. Gli investigatori hanno anche individuato e arrestato il boss che negli ultimi anni avrebbe mediato fra i clan di Agrigento e quelli di Palermo per concordare strategie criminali. Le indagini della Squadra mobile sono state riscontrate dalle dichiarazioni del pentito Di Gati che ha indicato i nomi degli uomini che facevano parte della sua famiglia mafiosa e di quella dell’attuate padrino agrigentino, Giuseppe Falsone. Tutti i 21 indagati sono accusati di associazione mafiosa. Fra le persone arrestate vi sarebbero anche gli uomini che hanno gestito negli ultimi anni la latitanza di Falsone. La gestione di appalti e quella del movimento terra sono alcuni dei settori gestiti direttamente dai mafiosi nell’Agrigentino.. Gli investigatori hanno pure riscontrato la presenza dei clan nei lavori per la realizzazione dei centri commerciali . L’operazione è stata denominata “Camaleonte”, per via della capacitá dell’organizzazione di nascondersi e mimetizzarsi. I fermi sono stati effettuati ad Agrigento, Favara, Canicattì e Palermo. Tra le persone fermate su ordine della Direzione distrettuale antimafia vi è Cesare Lombardozzi, ritenuto il capo della cosca di Agrigento, il padrino di Falsone, più volte arrestato e condannato per mafia, avrebbe gestito il passaggio di competenze tra Di Gati e Falsone. Un altro dei 21 arrestati è Giovanni Motisi, 56 anni, originario di Palermo, ma residente da anni ad Agrigento dove ha lavorato presso il bar della stazione ferroviaria. Poi vi sono Santo Pitruzzella, 66 anni, di Favara Calogero Di Gioia, di 59, di Canicattì, fratello di Salvatore Di Gioia arrestato nell’ambito dell’operazione “Alta mafia” del marzo 2004,antonino Giaccone,agrigentino,Calogero Costanza Favarese figlio dell’imprenditore scomparso Antonio, Giovanni Morreale inteso “Giuvanni Maranna”, favarese, Salvatore Calogero Francesco e Stefano Morreale, Vincenzo e Francesco Cipolla, anch’essi entrambi favaresi, Giuseppe Rizzo, Antonio Vaccaro, Pasquale Alaimo, Ignazio Musso, Vincenzo Piraneo, Antonio Bellavia, Vincenzo e Salvatore Sorce Favaresi e Gioacchino Licata. Dalle indagini avviate tre anni fa si è scoperto che Calogero Di Gioia frequentava spesso la villa del boss Antonino Rotolo a Palermo, dove in seguito la polizia ha piazzato le microspie e scoperto che in un capanno in lamiera si svolgevano le riunioni fra i capi delle famiglie mafiose palermitane.
Operazione Camaleonte. Arresti a Favara, Agrigento, Canicattì e Palermo
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