Anticamente, prima della realizzazione della pescheria, il pescivendolo appena arrivato a Favara, si presentava all’autoritá municipale per la meta (il prezzo di vendita). Questa autoritá era come una lupa affamata, un’idra dalle cento teste. Il sindaco, l’assessore al ramo e gli altri assessori, il capo delle guardie di consumo facevano aspettare un’ora e più il pescivendolo e il popolo per lo smercio del pesce. Sceglievano i migliori bocconi per loro e il pescivendolo spesso doveva far molte regalie. Poi si aspettava il veterinario che non si sa quali malattie doveva constatare nei poveri pesci. Sulla rimanenza poi si assegnavano prezzi bassi e il popolo favarese correva per comprare. La calca spesso sfociava in una indegna lotta, un putiferio, un vocio colorato di bestemmie e poi anche pugni e qualche volta coltellate. L’uomo per bene, per la sua pace, spesso rinunciava all’acquisto. Il pesce diveniva così merce per privilegiati. Finalmente quando alcuni dei consiglieri comunali si videro nella quasi impossibilitá di arraffare la merce proposero la libera meta e così quando Favara sembrava finalmente uscita dalla schiavitù i pescivendoli, stanchi delle vessazioni, non si fecero più vedere in Favara. Quando la pesca era abbondante ed in Girgenti non si riusciva a venderlo tutto, i pescivendoli portavano il sopravanzo in Favara, senza qualitá e freschezza. Così Favara cominciò a vedere il pesce raramente e di cattiva qualitá. Anche per la carne la situazione non era migliore. Ogni venerdì veniva abbattuto un bue vecchio o ammalato e spesso nulla. Intorno al 1870, per sopperire a questa mancanza venne realizzata la pescheria comunale (in via Mercato dei pesci) La pescheria funzionò fino alla fine degli anni “60–inizio anni “70 del secolo XX; poi finì diroccata (vedi foto).
Carmelo Antinoro www.favara.biz geneo storia favara
L’antica pescheria di FavaraSTIMA TEMPO DI LETTURA: 1 min
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