Stavano saccheggiando l’inestimabile patrimonio archeologico di mezza Sicilia, facendone un business milionario e internazionale. Squadre di tombaroli scavavano di nascosto a Gela e ad Agrigento, a vittoria e a Enna, nei siti dei primi insediamenti dei coloni greci, dell’epoca romana e bizantina, e si portavano via vasi e monili, statuette e monete, oggetti di bronzo e anfore. Pezzi che finivano nelle mani dei ricettatori che li piazzavano a committenti che a loro volta li rivendevano all’estero, a case d’asta o ad antiquari europei e americani. Affari d’oro che andavano avanti da almeno quattro anni, da quando carabinieri e finanzieri di Gela e di Enna non si sono messi sulle tracce di un gruppo di tombaroli, li hanno pedinati e intercettati, fino a smascherare l’enorme traffico. Il blitz è scattato in diverse province della Sicilia e in altre regioni italiane. 77 le persone coinvolte. 27 sono finite in carcere, 8 ai domiciliari, le altre denunciate. In gran parte si tratta di disoccupati e pensionati. Ma ci sono anche professionisti e imprenditori. Recuperati oltre 2 mila reperti: alcuni pezzi rintracciati dagli antiquari di Monaco di Baviera e di Barcellona. Uno dei capi dell’organizzazione, un disoccupato di Gela, arrestato all’alba di oggi, aveva a casa, 15 mila euro in contanti. Sono stati sequestrati stampi per monete antiche o forme per realizzare vasi. Oltre ai reperti originali, riuscivano anche a vendere falsi, spacciati per oggetti di enorme valore.
Sicilia: scoperto traffico illegale di opere d’arte
Pubblicità siciliatv.org
Commenta articolo