Quindici magistrati provenienti da vari tribunali della Sicilia ma anche del resto d’Italia sono stati premiati all’VII’ edizione del premio “Pro Bono Justitiae” organizzato in memoria del Giudice Rosario Livatino, ucciso il 21 settembre di 13 anni fa.
Nella sala giunta di Palazzo Zanca, sede del Comune di Messina, davanti ad un pubblico raccolto ed attento, hanno ritirato il premio “Pro Bono Justitiae”, direttamente dalle mani di un commosso dottor Vincenzo Livatino, padre del “Piccolo Giudice” il giudice Barbara Langeri, in servizio alla sezione Penale del Tribunale, e Lisa Gatto, Giudice del Lavoro ad Agrigento e giá Pretore a Canicattì dove ricevette anche alcune intimidazioni per l’attivitá giudicante svolta; Maria Monteleone, pubblico ministero a Roma, Maria Giovanna Romeo, della Procura Generale di Caltanissetta, Mariangela Nastasi, giudice penale a Messina, Silvana Saguto, giudice penale a Palermo, Eugenia Grimaldi Gip a Messina.
La professoressa Ida Abate, presidente dell’Associazione “Amici del Giudice Rosario Livatino”, il giudice Luigi D’Angelo, presidente di Corte d’Assise ad Agrigento, e lo stesso Calogero Centofanti invece hanno consegnato il riconoscimento ad Antonio Baudi, Gip di Catanzaro, Federico di Gregorio, Gip a Napoli, Antonio Clemente, pubblico ministero a Napoli, Pietro Falcone e Michele Barillaro, rispettivamente presidente e pubblico ministero a Nicosia in provincia di Enna, Enrico di Nicola, procuratore capo a Bologna, Orazio Dente Gattola, Presidente di Sezione a Napoli, e a Salvatore Faro, pubblico Ministero a Catania.
Il premio, istituito dal “Movimento Nuova Presenza Giorgio La Pira” presieduto da Calogero Centofanti, vuole attribuire un riconoscimente e dare uno stimolo ulteriore di continuare sull’esempio di Rosario Livatino a quanti, magistrati o semplici cittadini, sono quotidianamente impegnati nella lotta alla criminalitá e al malaffare per la difesa dei valori della Giustizia e Legalitá. Nei brevi e sentiti interventi è stata sottolineata “l’attualitá del pensiero e dell’esempio del Giudice Rosario Livatino sia per le giovani generazioni che per quelle dei magistrati che dovrebbero porre –è stato ribadito– l’equilibrio, la fermezza e l’indipendenza da ogni condizionamento anche politico”. Pensiero di Livatino era che “il giudice entrando in politica deve dimettersi definitivamente dall’ordinamento giudiziario”.
Canicattì:I premi “Pro bono Justitiae” in memoria di Livatino
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