PALERMO – Ha lasciato il carcere il collaboratore di giustizia Enzo Salvatore Brusca, fratello di Giovanni. Il pentito ha ottenuto gli arresti domiciliari su ordine dei giudici del tribunale di sorveglianza di Roma. Il provvedimento e’ stato emesso nei giorni scorsi, ma solo adesso si e’ appreso in ambienti giudiziari a Palermo. Enzo Brusca, arrestato insieme al fratello Giovanni nel maggio 1996 durante la latitanza, e’ stato condannato definitivamente a 30 anni di carcere per aver strangolato e poi sciolto nell’ acido il piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito Mario Santo. Da un anno aveva ottenuto il cumulo della pena a trent’anni e da diversi mesi godeva dei benefici carcerari, tanto da aver ottenuto dei permessi.
Enzo Salvatore Brusca e’ sottoposto al programma di protezione e trascorre gli arresti domiciliari in una abitazione controllata dagli agenti della scorta. L’ istanza di scarcerazione era stata avanzata dal suo difensore, l’ avvocato Valeria Maffei, che ha fatto rilevare ai giudici del tribunale di sorveglianza la buona condotta tenuta in carcere da Brusca e la collaborazione offerta ai magistrati in decine di processi, molti dei quali lo vedevano imputato di omicidio. Il pentito e’ accusato di numerosi delitti commessi su ordine del fratello Giovanni, che e’ anche lui collaboratore di giustizia, detenuto dal maggio 1996. Lo scorso dicembre Enzo Brusca aveva ottenuto dal giudice di sorveglianza del tribunale di Roma un permesso per trascorrere le vancanze di natale con la sua famiglia. Del suo pentimento si e’ occupato di recente il sacerdote Raniero Cantalamessa, conduttore del programma religioso del sabato sera su Rai Uno, nel suo libro ”Caro padre…”. Secondo il religioso il pentimento di Brusca non sarebbe solo nei confronti della giustizia ma si tratterebbe di una rivolta interiore di un mafioso, che pur cresciuto e vissuto in una importante famiglia del gotha di Cosa nostra, avrebbe capito i propri errori. Enzo Salvatore Brusca dopo 28 mesi di carcere aveva inviato una lettera al sacerdote, era cosi’ iniziato uno scambio epistolare nel quale il il mafioso di San Giuseppe Jato confidava i propri pensieri e le proprie angosce. Parlando della decisione di pentirsi Brusca ha scritto: ”Non e’ stato un travaglio facile, sono stati lunghi giorni i miei, ma alla fine e’ prevalso il genitore che albergava in me: tra il mondo di mio padre e quello della mia bambina ho scelto il secondo”.
MAFIA: concessi arresti domiciliari a pentito Enzo Brusca
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