SICILIA TV NOTIZIARIO
Edizione del 04/07/2018
Direttore Responsabile: Calogero Sorce


''Non più di 10 giorni fa [il riferimento è probabilmente alla sparatoria avvenuta il mese scorso nel pieno centro di Palma di Montechiaro] avevo detto che la provincia di Agrigento sembra un Far West e purtroppo, ancora una volta, mi trovo a commentare negativamente questi fatti'', a dirlo è il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, in merito all'omicidio di Baldassare Contrino, avvenuto questo lunedì in c.da Caltafaraci, tra Favara e Agrigento. I particolari, la ricostruzione delle dinamiche e i retroscena sono stati resi noti ieri in conferenza stampa al comando provinciale dei Carabinieri di Agrigento. Un'operazione che ha mobilitato i militari - in particolare quelli della Tenenza della città dell'agnello pasquale e quelli del Nucleo Operativo della Compagnia di Agrigento - che in poche ore sono riusciti a risalire all'identità della vittima, il 73enne favarese Baldassare Contrino, e a quella del presunto assassino, il compaesano Vincenzo Galiano, 79 anni, che ha confessato di avere sparato ''per difendersi'' dopo un interrogatorio durato oltre tre ore. I militari avrebbero accertato anche che in passato, tra i due, erano sorti dei dissidi che però non sono mai stati denunciati. Comunque risulta ancora da chiarire l'esatto movente dell'omicidio; fin da subito si era fatta avanti l'ipotesi che i dissapori fossero frutto di questioni legate a motivi di confini territoriali, ma ieri in conferenza stampa i carabinieri non hanno confermato - né smentito - questa eventualità. Su questo, che sembrerebbe essere un altro caso di ''giustizia privata'', è intervenuto appunto il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, che ha affermato che questi problemi vanno risolti nelle sedi giudiziarie. ''Non sono più i tempi in cui ci si possa fare giustizia da sé - ha detto Patronaggio -. Occorre un cambio di mentalità perché non è possibile che di due persone anziane, una non potrà vedere i suoi nipotini e l'altra passerà i suoi giorni tra il carcere e gli arresti domiciliari''. ''Famiglie sostanzialmente distrutte - ha affermato il procuratore - per fatti che sono sostanzialmente banali''. Ancora una volta Patronaggio denuncia dunque una mentalità che purtroppo è ancora presente in certi ambienti dell'agrigentino. Una mentalità ''fai da te'' che non collabora ma, anzi, spesso si pone in un silenzio omertoso nei confronti degli organi di giustizia. Il Procuratore, sempre durante la conferenza stampa di ieri, ha anche parlato di un altro importante aspetto del nostro territorio. ''Continuano a circolare in questa provincia, nonostante i controlli, troppe armi illegali e clandestine e il ricorso all'uso di queste armi è veramente diventato troppo semplice, troppo facile. Bisogna - ha detto Patronaggio, soppesando ogni parola - fare un cambio culturale''. Per quanto riguarda l'omicidio di Contrino, Patronaggio ha affermato che ''si vedranno'' quelli che saranno gli sviluppi processuali del caso e se si sia trattato di legittima difesa o se ci sia stata una reazione spropositata. ''Certo, è allarmante - ha aggiunto - che si vada per le campagne armati di una pistola. Vuol dire che c'è un proposito - queste le parole di Patronaggio - di farsi giustizia da sé. Questo non è più tollerabile''. Il riferimento, ovviamente, è rivolto a quella parte della popolazione rimasta ancorata a una mentalità che danneggia l'immagine della comunità agrigentina. Da puntualizzare però che, oltre a questi soggetti, ce ne sono tanti altri che hanno ben chiaro il concetto di legalità e che onestamente si prodigano per dare un volto migliore al nostro territorio per separarlo da quell'immaginario di ''Far West'' che oggi viene aborrito da sempre più persone. Lo stesso Patronaggio ha concluso il suo intervento citando il testimone che, nel caso dell'omicidio di Contrino, si è attivato nel disarmare il presunto omicida e nel collaborare con le forze dell'ordine.


Ha ammesso fin da subito i fatti dei quali è accusato, spiegando che ha fatto fuoco perché temeva per la sua vita visto che era stato colpito con un'ascia alla testa. È questa la versione dell'avvocato Calogero Vetro, il difensore del favarese 79enne Vincenzo Galiano arrestato dai carabinieri con l'accusa di essere l'autore dell'omicidio del compaesano 73enne Baldassare Contrino, avvenuto questo lunedì in c.da Caltafaraci, tra Favara e Agrigento. Secondo la difesa di Galiano, l'assistito non voleva fuggire. ''Stava per andare dai carabinieri - precisa l'avvocato Vetro - ma era sconvolto. Ha avuto fin da subito un atteggiamento collaborativo''. Secondo la tesi difensiva, Galiano avrebbe sparato per legittima difesa, per difendersi dall'aggressione di Contrino. Tra i due, hanno accertato i carabinieri, nel tempo sarebbero sorti dissapori. Uno degli elementi centrali della vicenda è anche l'arma del delitto, una vecchia revolver calibro 38, per la quale il 79enne dovrà rispondere dell'accusa di porto abusivo di arma da fuoco. Galiano avrebbe spiegato agli inquirenti che avrebbe ereditato la pistola da uno zio e che per vari motivi non l'aveva ancora denunciata. Intanto a breve l'interrogatorio per decidere sulla convalida dell'arresto. A chiederla il pm Chiara Bisso e il procuratore Luigi Patronaggio. A pronunciarsi in merito e sull'eventuale misura da applicare all'anziano favarese il gip Alessandra Vella. Per il 79enne è tempo di accertamenti medici in considerazione all'aggressione che avrebbe subito. Verifiche sarebbero state fatte anche sulla compatibilità tra le sue condizioni di salute e il regime carcerario.


Un incendio sarebbe stato appiccato ieri mattina da un detenuto, pare un 30enne italiano imputato di omicidio, nel carcere di c.da Petrusa, ad Agrigento. Il bilancio è di quattro agenti della Polizia Penitenziaria che sarebbero stati portati in ospedale, forse perché intossicati dal fumo. Secondo quanto fatto sapere dal Sappe, il sindacato autonomo polizia penitenziaria, il detenuto avrebbe dato fuoco al materasso che aveva in cella. ''Questo ha causato fiamme e fumo, aria irrespirabile e pericolosa anche per gli altri detenuti e i poliziotti penitenziari di servizio - ha spiegato il segretario nazionale per la Sicilia del Sappe, Lillo Navarra -. Sono stati momenti di grande tensione e pericolo, gestiti con grande coraggio e professionalità dai poliziotti penitenziari, - ha aggiunto Navarra - quattro dei quali sono stati poi portati in ospedale''. Dal Sappe si congratulano con il personale che ogni giorno è in servizio nei penitenziari ed evidenziano tensioni e criticità del sistema che vanno in danno agli agenti della penitenziaria. ''Siamo vicini al personale di Polizia Penitenziaria in servizio nel carcere di Agrigento'' ha aggiunto il segretario generale Sappe, Donato Capece, che auspica che il Ministero della Giustizia riconosca loro una adeguata ricompensa per come hanno saputo gestire un evento ''che avrebbe potuto avere peggiori conseguenze''.


Il 31 marzo del 2017 era stato assolto dalla Corte d'appello di Catania dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e condannato a due anni, pena sospesa, per corruzione elettorale aggravata dal metodo mafioso. Parliamo dell'ex presidente della Regione Raffaele Lombardo. Per lui adesso si dovrà tenere un nuovo processo in quanto la seconda sezione penale della Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza emessa dalla Corte d'appello di Catania nel marzo del 2017. Nel dispositivo la Cassazione scrive che ''in accoglimento del ricorso della Procura generale di Catania annulla la sentenza impugnata con rinvio ad altra sezione di Corte d'appello di Catania'' e che ''per l'effetto dichiara precluso l'esame del ricorso dell'imputato''.


Due panetti di hashish del peso di circa cento grammi l'uno e oltre due etti e mezzo di marijuana. È questo quanto trovato dai carabinieri della Stazione di Raffadali nel corso di una perquisizione in seguito alla quale sono scattate le manette ai polsi per due giovani stranieri. Si tratta di un 18enne e un 27enne, provenienti rispettivamente dalla Nigeria e dal Mali, accusati di ''Detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti''. L'attività dei carabinieri si è sviluppata in seguito ad alcune segnalazioni telefoniche fatte al ''112'' da cittadini preoccupati per un anomalo via vai di persone - fanno sapere dal comando provinciale dell'Arma - notato nei pressi di un'abitazione di Raffadali. Avviati gli accertamenti, l'attenzione dei militari si è subito concentrata su due stranieri che sarebbero stati visti mentre venivano avvicinati da ragazzi raffadalesi. Ai pedinamenti è seguita una irruzione presso la loro dimora, dalla quale è ''uscita fuori'' la droga. Il 18enne nigeriano e il 27enne del Mali, fanno sapere i carabinieri, risulterebbero domiciliati da qualche tempo a Raffadali. In passato - ricostruiscono sempre i militari - i due avevano soggiornato presso due distinte comunità della cittadina. Accertamenti sono in corso per quanto riguarda la loro regolare posizione di soggiorno sul territorio nazionale. L'Autorità Giudiziaria ha subito disposto la loro traduzione presso il penitenziario di Agrigento. Gli arresti sono stati convalidati: per il 27enne del Mali è scattata la misura cautelare dell'obbligo di dimora nel comune di Raffadali, mentre il 18enne è stato rimesso in libertà.


Un'organizzazione criminale transnazionale dedita al traffico di beni archeologici siciliani è stata sgominata dai carabinieri: 23 arresti tra l'Italia, il Regno Unito, la Germania e la Spagna. Tra questi sei sarebbero della provincia di Agrigento, nello specifico tra Campobello di Licata e Ravanusa. Le indagini hanno permesso di recuperare 3.000 reperti archeologici per un valore di oltre 20 milioni. L'inchiesta, denominata Demetra, era stata avviata nel 2014. L'odierna ordinanza di applicazione di misure cautelari è stata emessa dal Gip di Caltanissetta. Al centro delle indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica nissena, le attività di una holding criminale transnazionale che, da anni, gestiva un ingente traffico di beni archeologici, provento di scavi clandestini in Sicilia e destinati all'illecita esportazione all'estero.


Avrebbe indotto una ragazzina di 12 anni a praticare autoerotismo, fotografarsi e inviargli i file sul suo cellulare. Per il pubblico ministero Salvatore Vella un ragazzo 19enne di Porto Empedocle deve essere rinviato a giudizio per l'imputazione di atti sessuali con minorenne. La vicenda risale allo scorso anno, nel periodo compreso tra l'ottobre e dicembre 2017. Ad accorgersi che qualcosa non andava è stata la madre della ragazzina. Ieri l'udienza preliminare davanti al giudice Stefano Zammuto. Il legale difensore del ragazzo ha chiesto il rinvio in quanto ha anticipato la volontà di chiedere un rito alternativo quale il giudizio abbreviato o il patteggiamento. L'udienza è stata dunque rinviata al prossimo 20 luglio.


Un albero giudicato ''pericoloso'' in via Boccaccio, a Favara, ricadente proprio all'interno della ''casa dell'acqua''. È questa la segnalazione giuntaci in redazione nei giorni scorsi da alcuni cittadini del posto. Gli stessi ci hanno manifestato apprensione in merito al pericolo che il grosso tronco - che pare da tempo non fosse perfettamente stabile - avrebbe potuto rappresentare in caso fosse caduto giù per strada, magari proprio mentre qualche malcapitato di passaggio si sarebbe potuto trovare sotto. La rimozione dell'albero, che sorgeva appunto all'interno della ''casa dell'acqua'', ci è stata segnalata come di competenza di Girgenti Acque. Abbiamo fatto presente la questione all'Ente gestore del servizio idrico integrato e il responsabile per Favara, Paolo Criscimanna, ha promesso un pronto intervento - in concerto con il Comune di Favara - nel giro di qualche giorno. Così è stato. La disponibilità di Criscimanna si è dimostrata concreta e ieri pomeriggio, a bordo di un cestello, personale di Girgenti Acque e del Comune ha provveduto a tagliare e rimuovere l'albero pericoloso. Gli abitanti del posto ringraziano per l'intervento.


Sterpaglie e verde incolto sono stati rimossi e il marciapiede è stato restituito al transito pedonale. Ha avuto risposta la segnalazione fatta attraverso la nostra redazione dai cittadini che nei giorni scorsi hanno denunciato lo stato di abbandono e di degrado di via Alcantara, a Favara, il tratto di strada che unisce via Olanda con la rotatoria che dà anche in viale Che Guevara. Marciapiedi e bordi della strada nei giorni scorsi si presentavano invasi da rigogliose erbacce che ne hanno dovuto avere di tempo per crescere. In alcuni punti il marciapiede di via Alcantara risultava addirittura impraticabile, senza considerare che tutto quel verde era un habitat più che accogliente per moscerini, insetti, roditori e rettili. Come detto, a pochi giorni dalla segnalazione il tratto è stato sgomberato anche se il lavoro sarebbe potuto essere stato effettuato con maggior cura, sarebbe infatti necessaria un'ulteriore pulizia della strada, compreso quindi il marciapiede. Ne siamo venuti a conoscenza, a intervento già avvenuto, dagli stessi cittadini che avevano segnalato le erbacce sul posto. Nessuna comunicazione è infatti arrivata da chi effettivamente ha eseguito il lavoro che, essendo stato effettuato sulla pubblica via, dovrebbe essere stato fatto dall'Ente comunale. Ad ogni modo ora che le sterpaglie sono state rimosse un altro problema salta agli occhi di chi transita in via Alcantara: quello dei rifiuti. Qualche incivile, dopo la pulizia del luogo, non ha perso tempo a deturparlo nuovamente con cartacce e rifiuti in plastica. Un vecchio materasso abbandonato sul marciapiede, a pochi passi dalla rotatoria, fa da nuovo ''inquilino'' della via. Da segnalare infine come oltre marciapiede e carreggiata si può vedere spazzatura di ogni tipo gettata da qualche barbaro. Soprattutto in un punto dove la recinzione metallica è aperta per dare posto a una sorta di viuzza, invasa dai rifiuti. Il sito necessita senza dubbio di una pulizia. Serve però anche una costante attività di controllo e monitoraggio - e non solo in via Alcantara - per evitare che alcuni possano rovinare l'ambiente che è di tutti.


È il Luogotenente Giuseppe Frenna il nuovo comandante della Stazione Carabinieri di Lampedusa. Frenna succede al Luogotenente Donato De Tommaso che dopo quasi 13 anni di permanenza lascia la più grande delle isole Pelagie. Il nuovo comandante proviene dal Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di Agrigento dove ha prestato servizio negli ultimi 5 anni. Sposato, padre di due figli, di cui uno Allievo Ufficiale dei Carabinieri, assume oggi il comando della Stazione Carabinieri Lampedusa, ben conscio della delicatezza dell'incarico, con l'intento di proseguire con professionalità e serenità lungo la strada intrapresa dal suo predecessore.


L'imprenditore narese Lillo Burgio è il responsabile della circoscrizione europa A.I.M., Associazione per gli Italiani nel Mondo. La nomina è stata motivata dal Presidente Guido Vacca dalla volontà comune di accrescere e rafforzare i legami tra l'Italia e tutte le comunità italiane sparse nei Paesi europei. Lillo Burgio, infatti, è stato emigrato all'estero per oltre dieci anni e ha soggiornato a Pforzheim, in Germania, dedicandosi anche ai problemi dei colleghi emigrati soprattutto sul versante dell'integrazione culturale e sociale, talvolta in collaborazione con la Caritas. L'A.I.M. - Associazione per gli Italiani nel Mondo - è una libera associazione apolitica senza alcuno scopo di lucro che ha l'obiettivo di accrescere e rafforzare i legami fra l'Italia e le comunità italiane presenti in tutto il mondo.


Francesco Eliseo, 35 anni, è il nuovo tecnico della SEAP Pallavolo Aragona. A comunicarlo la stessa società che dice di aver perfezionato l'ingaggio dell'allenatore e del suo vice. Il secondo sarà Dino Arnone, uno dei pionieri della pallavolo agrigentina, ex bandiera della Castori Agrigento. Intanto il fiorente settore giovanile sarà diretto dalle allenatrici Francesca Scollo e Carina Gotte, artefici della promozione in serie B 2 della SEAP Pallavolo Aragona. Scollo e Gotte potevano benissimo continuare ad allenare la prima squadra, ma hanno preferito tornare in pianta stabile nel progetto del settore giovanile per forgiare le pallavoliste del futuro. La società, con in testa il presidente Nino Di Giacomo, le ringrazia per lo straordinario lavoro svolto in questi dieci anni. Intanto la squadra lascia Aragona. Tutte le partite interne saranno disputate al PalaNicosia di Agrigento.


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