SICILIA TV NOTIZIARIO
Edizione del 03/07/2018
Direttore Responsabile: Calogero Sorce


Giunto quest'anno alla sua quarta edizione, Sicilia in Bolle è divenuto negli anni un appuntamento ormai consolidato, simbolo del mondo delle bollicine non solo a livello regionale ma anche nazionale, tanto da essere annoverato tra i più importanti appuntamenti di AIS Italia, Associazione italiana Sommelier. Due giorni di degustazioni, convegni e Masterclass nell'agrigentino. Produttori e appassionati di vini spumanti e frizzanti siciliani -oltre 50 le cantine che hanno presentato le loro produzioni- si sono riuniti a Realmonte, al Medison Trattenimenti, nei pressi della bianca scogliera della Scala dei Turchi. Ne ''La copertina'' le interviste.


Due i colpi sparati, uno quello che ha raggiunto la vittima all'altezza del cuore, un terzo colpo sarebbe rimasto inesploso. Da accertare la provenienza della pistola, un'arma comunque molto vecchia, così come è da accertare se la stessa abbia sparato in qualche altra occasione. È questo l' ''identikit'' del revolver trovato sulla scena dell'omicidio del favarese 73enne Baldassare Contrino - avvenuto ieri in c.da Caltafaraci, tra Favara e Agrigento - ricostruito questa mattina in conferenza stampa al Comando Provinciale dell'Arma Carabinieri. Il presunto responsabile dell'assassinio, che ha confessato dopo un interrogatorio durato tre ore, è il 79enne, anch'egli favarese, Vincenzo Galiano per il quale si sono aperte le porte del carcere. L'accusa è quella di porto abusivo di arma da fuoco e omicidio aggravato. Serrata l'attività dei carabinieri che ieri è iniziata intorno alle ore 9.00 del mattino in seguito alla segnalazione al ''112'' del rinvenimento di un cadavere. Si tratta del corpo senza vita di Baldassare Contrino, ritrovato riverso sul sedile del suo trattore in via Felice da Sambuca, dietro la campagna del Collegio di Maria che da qualche tempo viene adibito a centro per ospitare gli immigrati. Sul posto è intervenuta anche la Scientifica. I carabinieri hanno trovato per terra il revolver, un bossolo e varie macchie di sangue. Sul mezzo invece è stata rinvenuta e sequestrata un'accetta sporca di sangue, probabilmente utilizzata dalla vittima per aggredire Galiano. Tra i due favaresi sarebbero nati nel tempo dei dissapori, Contrino si sarebbe scagliato contro Galiano e questi avrebbe sparato. Da chiarire esattamente il movente del tragico evento di c.da Caltafaraci; fin da subito si era parlato di questioni legate a motivi territoriali, ma stamani i Carabinieri hanno affermato come questa circostanza non sia ancora certa e che diverse ipotesi sono al vaglio. A entrare in azione sono stati i militari del Nucleo Operativo della Compagnia di Agrigento e quelli della Tenenza di Favara la cui capillarità nel territorio e l'ottima conoscenza delle dinamiche della città dell'agnello pasquale - ne ha dato atto stamane anche il comandante provinciale Giovanni Pellegrino - sono state determinanti per la velocità di esecuzione e l'efficacia dell'operazione di identificazione del presunto omicida. Importante anche la presenza di un testimone che avrebbe assistito alla scena e che avrebbe notato una utilitaria, una Citroen di colore celeste, passare per c.da Caltafaraci. I Carabinieri, identificata la vittima, ne hanno ricostruito il passato, sentendo parenti, amici e familiari. Venuti a conoscenza dei dissidi creatisi tra Contrino - attenzionato in passato dalle forze dell'ordine per detenzione illegale di armi - e Galiano, è scattata la perquisizione in casa di quest'ultimo dove è stato trovato in presenza dei familiari e dell'avvocato. Lì sarebbe stata rinvenuta l'auto segnalata e nel bagno dell'abitazione - fanno sapere i militari dell'Arma - sono stati trovati e sequestrati vestiti sporchi di sangue riconducibili al 79enne. Lo stesso è stato sottoposto anche all'esame dello ''Stub'', che verifica eventuali tracce di polvere da sparo su chi ha da poco utilizzato un'arma da fuoco. Perquisite anche le abitazioni dei figli del presunto omicida. . Titolare del fascicolo d'inchiesta aperto sul caso è il sostituto procuratore Chiara Bisso, presente stamane in conferenza stampa insieme al procuratore Luigi Patronaggio, al Comandante Provinciale dei Carabinieri, Giovanni Pellegrino, al Comandante della Compagnia di Agrigento, Luigi Garrì, e ad altri militari tra i quali anche quelli della Tenenza di Favara con il brigadiere Francesco Scimè. Come detto, l'operazione è frutto di una capillare presenza sul territorio dei carabinieri, con particolare riferimento in questo caso a quelli della Tenenza di via Olanda, e della collaborazione tra gli organi di giustizia. L'omicidio, ha evidenziato il procuratore Patronaggio, è avvenuto per futili motivi. E non è la prima volta che nell'agrigentino succedono eventi del genere. Un ''Far West'', usando le parole dello stesso Patronaggio, che evidenzia una mentalità di certi soggetti ancora molto lontana dai principi di legalità.


Su 10 indagati 8 fanno scena muta davanti al Gip del Tribunale di Agrigento Alfonso Malato. Solo due, Franco D'Ugo di Palazzo Adriano e Vincenzo Pellitteri, di Chiusa Sclafani, hanno risposto alle domande del Gip Filippo Serio, respingendo ogni addebito. L'operazione ''Montagna bis'' dei carabinieri, su ordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, è stata eseguita all'alba di giovedì scorso tra Favara, Raffadali, San Biagio Platani, Santa Elisabetta e alcuni paesi della provincia di Palermo. In manette finirono soggetti che nel febbraio scorso erano stati messi in libertà dopo l'imponente operazione denominata in codice ''Montagna'', messa in campo nel mese di gennaio scorso. L'operazione di giovedì scorso, scaturita da attività investigative effettuate nel periodo febbraio/maggio 2018, ha inflitto un ulteriore duro colpo agli attuali assetti di ''Cosa Nostra''. Secondo quanto documentato dai carabinieri, gli arrestati sarebbero coinvolti in estorsioni, tentate e consumate, ai danni di 7 società appaltatrici di opere pubbliche.


Sono stati trovati all'interno di una grotta nascosta dalla vegetazione, nelle campagne di Canicattì. I poliziotti della sezione Anticrimine del locale commissariato, alla cui guida da poco è arrivato il vicequestore Cesare Castelli, hanno rinvenuto due fucili semiautomatici calibro 12, uno dei quali pare con matricola abrasa o comunque illeggibile, e due canne per fucili. Sono state trovate anche cartucce e munizioni. La scoperta sarebbe stata fatta in c.da Buccheri nel corso di un mirato servizio della Polizia. Tutto il materiale, che pare sia stato rinvenuto in perfetto stato di conservazione, è stato naturalmente posto sotto sequestro. Da accertare la provenienza - ovviamente illecita - delle armi. Se ne occuperà il gabinetto regionale della Polizia Scientifica presso il quale si cercherà anche di stabilire se siano state utilizzate o meno ed eventualmente in quali fatti criminosi. Intanto sul caso è stata aperta una inchiesta a carico di ignoti, almeno per il momento.


Avrebbe appiccato un incendio su di un terreno incolto in via Cavaleri Magazzeni, al Villaggio Mosè, ma sarebbe stato scoperto da un testimone che - passando da quella zona e insospettitosi per l'anomala situazione - si sarebbe avvicinato e avrebbe allertato i Carabinieri. Il presunto piromane intanto avrebbe tentato la fuga, ma poco dopo è stato ammanettato dai Militari dell'Arma per ''Tentato incendio doloso''. A essere bloccato è stato 43enne Alfonso Rizzuto, agrigentino, volto già noto alle forze dell'ordine. Ricevuta la segnalazione al 112, i militari dell'Arma del Nucleo Operativo e Radiomobile di Agrigento hanno dato luogo alle ricerche conclusesi con le manette ai polsi al 43enne dalle cui tasche i carabinieri - secondo la ricostruzione ufficiale degli stessi - avrebbero trovato due accendini, naturalmente sequestrati. Per l'agrigentino il giudice, durante l'udienza di convalida dell'arresto, ha applicato l'obbligo di dimora ad Agrigento con la prescrizione di restare in casa dalle 20. Titolare del fascicolo d'inchiesta aperto sul caso è il sostituto procuratore Antonella Pandolfi. Il processo per direttissima continuerà il prossimo 10 settembre.


Tre riberesi sono stati rinviati a giudizio in quanto ritenuti responsabili a vario titolo dei tentati incendi di cinque auto e di un autocarro. A deciderlo il gup del tribunale di Sciacca Rosario Di Gioia. Si tratta di Gaetano Clemente di 51 anni, Eduardo Bordonaro di 52 e Maurizio Carbone di 44. I primi due, le cui investigazioni sono state svolte anche attraverso intercettazioni, rientrano nell'indagine per i tentativi di incendio alle auto mentre al terzo viene contestato l'incendio di un autocarro con le fiamme che si sono estese anche a un'abitazione. I carabinieri avrebbero fornito alla Procura una corposa informativa. Pare non vi siano motivazioni di rilievo per le quali gli indagati avrebbero messo in pratica queste condotte. A chiedere il rinvio a giudizio il sostituto procuratore Carlo Boranga. La difesa aveva invece chiesto il non luogo a procedere. Il processo a carico dei tre riberesi avrà inizio il prossimo 20 ottobre davanti al tribunale di Sciacca in composizione monocratica.


''Slitta'' il processo a carico dell'ex direttore dell'ufficio postale di Castrofilippo, Vicenzo Di Rosa, il 56enne accusato di peculato e di truffa in danno ai suoi stessi clienti ai quali - secondo la tesi accusatoria - avrebbe sottratto oltre 220mila euro. Ieri si doveva tenere l'udienza. Il presidente del collegio Gianfranca Claudia Infantino, prima di aprire il dibattimento, aveva disposto la citazione di tutte le presunte vittime così da consentire loro di costituirsi parte civile. Non tutti gli avvisi, però, sono stati notificati e dunque tutto è stato rimandato al prossimo 22 ottobre. A rappresentare l'accusa il pm Alessandra Russo. Tra le accuse che vengono contestate a Vincenzo Di Rosa, promosso da postino a direttore dell'ufficio di Castrofilippo, anche l'appropriazione indebita di circa 51mila euro di proprietà della posta, prelevati dall'Atm e dalla cassa. Tra le presunte truffe ai clienti, invece, anche un caso in cui Di Rosa avrebbe chiesto il libretto a un anziano con il pretesto di calcolare gli interessi. In realtà, sempre secondo l'accusa, ne avrebbe approfittato per prelevare 50mila euro e incassare la polizza vita.


È accusato di essersi intascato soldi per un rimborso carburante non dovuto. Parliamo dell'attuale sindaco di Ravanusa Carmelo D'Angelo. La vicenda risale a quando lo stesso era consigliere provinciale. Secondo l'accusa, D'Angelo sarebbe risultato residente a Palermo quando in effetti si trovava vicino a Ravanusa. Per la Procura la truffa ammonterebbe a oltre 123 mila euro. Davanti al Gup del Tribunale di Agrigento si sta svolgendo il processo. Oltre a D'Angelo, a essere accusati di truffa anche i campobellesi Graziella Naro, di 30 anni, legale rappresentante di una società che si occupa di impianti fotovoltaici, e Pietro La Mattina, di 47 anni, socio della ditta. Il pm Emiliana Busto ha chiesto la condanna a un anno e 8 mesi per il sindaco D'Angelo e a un anno e 4 mesi per gli altri due imputati. L'avv. Scozzari, legale difensore, ha chiesto invece l'assoluzione dei suoi assistiti. Il prossimo 23 luglio è prevista la sentenza.


Un 25enne, Giuseppe Filici, è stato arrestato in flagranza di reato e posto ai domiciliari mentre un 17enne è stato denunciato in stato di libertà alla Procura presso il tribunale per i minorenni. Per ambedue i canicattinesi l'ipotesi di reato è quella di furto aggravato in concorso. Sarebbero stati sorpresi in possesso di reti elettrosaldate, motoseghe elettriche, rotoli di recinzione e con una capiente borsa piena di attrezzi e materiale. A entrare in azione sono stati gli agenti del commissariato di Polizia di Canicattì che, in c.da Canne Maschi della città dell'uva Italia, avrebbero notato una Piaggio Ape carica di materiale, il tutto poco distante da un capannone. I poliziotti, insospettiti, hanno dunque effettuato un controllo. Il proprietario dello stabilimento avrebbe riconosciuto come proprio quanto era stato caricato sull'Ape. Intanto gli agenti avrebbero anche verificato come i due canicattinesi abbiano rotto la catena per accedere dentro il capannone.


Un 20enne riberese è stato denunciato dai carabinieri della locale Tenenza in quanto sorpreso a spacciare nel centro storico della cittadina. Inoltre i militari hanno segnalato altri due giovani alla Prefettura di Agrigento per uso di droga a titolo personale. L'attività dei carabinieri ha permesso di sequestrare complessivamente circa 20 grammi di hashish.


Ieri la riunione dell'Ati idrico, seduta importante in quanto si doveva eleggere il nuovo presidente dell'Assemblea. Con ben 31 voti su 37, la carica è andata al sindaco di Sciacca Francesca Valenti. Già da qualche giorno si pensava appunto a Valenti quale nuovo presidente dell'Ati idrico. La prima cittadina saccense è uno dei sindaci che più si sono esposti in tema di ''braccio di ferro'' con Girgenti Acque. Valenti subentra alla presidenza dell'Assemblea Territoriale Idrica in un periodo molto delicato in virtù del percorso di risoluzione del contratto con l'Ente gestore del servizio idrico integrato. Come detto, 31 voti su 37 sono andati al sindaco Francesca Valenti; ieri altri quattro sono andati al primo cittadino raffadalese Silvio Cuffaro.


L'asp di Agrigento è stata citata in giudizio dal Comune di Porto Empedocle. Nello specifico, l'Ente Comune chiede il pagamento delle rette di circa 1 milione e 600 mila euro relative ai ricoveri socio-sanitari dei disabili psichici. Soldi che il Comune avrebbe già versato in favore dei vari istituti per conto dell'Asp. Il Comune empedoclino avrebbe chiesto l'emissione dell'ordinanza di ingiunzione di pagamento per quasi 1 milione e 110 mila euro a titolo di quota di compartecipazione per il periodo tra il 2009 e il 2017. L'udienza preliminare si terrà il prossimo 11 luglio al tribunale di Agrigento.


Presto le strade che portano sulle spiagge di Punta Bianca saranno ripristinate. A dirlo è Claudio Lombardo dell'Associazione MareAmico Agrigento. È stato effettuato un sopralluogo del Genio militare. Questo ha anticipato l'intervento di ripristino che permetterà una migliore fruizione dei luoghi ai bagnanti e ai turisti. ''Tutto questo -dice Lombardo- nasce a seguito dei nuovi rapporti di sinergia operativa tra Mareamico e l'Esercito Italiano''.


Recupero e miglioramento delle condizioni della viabilità interna e la sicurezza degli edifici scolastici dell'agrigentino. Si parlerà di questo martedì prossimo 10 luglio ad Agrigento, nella sala convegni ''Silvia Pellegrino'' di via Acrone, nel corso di una conferenza stampa organizzata dal Libero Consorzio Comunale di Agrigento. Sarebbero già stati finanziati circa 100 milioni di euro per effettuare questi interventi, altri progetti sono in attesa di decreti di finanziamento. Oltre a illustrare il piano delle Opere Pubbliche sulla viabilità provinciale ed edifici scolastici, saranno comunicate le priorità e il contenuto delle stesse opere alla presenza di tecnici. La conferenza è in programma alla ore 11.00.


Dal 6 all'8 luglio prossimi, così come avviene già da diversi anni, si svolge il congresso dei Testimoni di Geova dal titolo: ''Sii coraggioso!''. Gli otto congressi di tre giorni che si stanno tenendo a Caltanissetta presso la ''Sala delle Assemblee'' dei Testimoni di Geova sono iniziati il 15 giugno e si concluderanno il 5 agosto. È prevista la partecipazione di oltre 30.000 persone provenienti da tutta la Sicilia. Durante questo fine settimana, a cui parteciperanno i testimoni di Geova della provincia di Agrigento, si susseguiranno molti interventi che verranno presentati sotto forma di discorsi, interviste e brevi video. Altri momenti clou del congresso saranno la cerimonia del battesimo il sabato mattina e il discorso pubblico della domenica mattina dal tema: ''La speranza della risurrezione ci dà coraggio''. Infine, la domenica pomeriggio, la proiezione del film: ''Giona. Una storia sul coraggio e la misericordia''.


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