SICILIA TV NOTIZIARIO
Edizione del 20/03/2018
Direttore Responsabile: Calogero Sorce


Avrebbero ideato un singolare ma semplice sistema per prelevare illecitamente l'acqua da un pozzetto della condotta pubblica per poi portarsela nella loro cisterna. Parliamo di due commerciati di Favara, titolari di un bar sito in piazza Cavour, che ieri sono stati arrestati dai carabinieri della locale Tenenza con l'accusa di furto aggravato. Nello specifico i due, attraverso un lungo tubo, avrebbero prelevato l'acqua dal pozzetto per farla confluire nella loro cisterna avente una capienza di circa 10.000 litri. I militari infatti si sarebbero insospettiti quando hanno visto il lungo tubo nelle vicinanze del pozzetto. È bastato loro seguirlo nelle viuzze retrostanti l'esercizio commerciale per scoprire dove andasse a finire e a chi fosse destinata l'acqua. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, i due titolari del bar pare non avessero stipulato neanche un contratto di fornitura d'acqua. In manette sono finiti V.A., di 39 anni, e D.G., di 36. Gli arresti sono stati convalidati stamani dall'Autorità Giudiziaria e il materiale utilizzato per il furto è stato posto sotto sequestro.


''Il campionamento presenta elevati indici di inquinamento chimico, confermando che trattasi di acque reflue di scarico''. È questo l'esito delle analisi sul campionamento di liquido prelevato lo scorso 1 marzo in vicolo delle Muse, a Favara, da personale dell'ARPA congiuntamente ai militari della locale Tenenza. L'Agenzia Regionale per la protezione ambientale conferma quindi quanto ipotizzato più volte da privati cittadini, ovvero sversamento di acque reflue. Il collettore fognario sarebbe rotto e la conseguenza diretta sarebbe la fuoriuscita di liquami lungo la condotta. Il liquido penetra nel terreno e con il tempo potrebbe anche arrivare a provocare danni alle abitazioni private. L'ARPA chiede quindi al gestore della pubblica fognatura, qualora non lo avesse già fatto, di procedere nel più breve tempo possibile alla riparazione del guasto che ha causato lo sversamento delle acque. Inoltre Girgenti Acque deve procedere alla recisione della zona interessata considerato i potenziali pericoli per la salute pubblica legati alla fuoriuscita di reflui a ciclo aperto. L'ente gestore avrà 20 giorni di tempo per rimuovere la parte contaminata e avviare tutte le procedure di ripristino dell'area interessata, con opportuna certificazione analitica dell'avvenuto ripristino. Inoltre il materiale contaminato dovrà essere trasportato presso idoneo impianto di smaltimento dei rifiuti. Insomma, si dovrà procedere alla sistemazione della condotta, bonificare l'area e il materiale contaminato portarlo in appositi centri di smaltimento. Il problema, più volte evidenziato dai privati attraverso la nostra redazione, sembra finalmente andare verso la giusta risoluzione. D'altronde non poteva andare altrimenti, ne va della salute dei cittadini e con questa, certamente, non si può scherzare.


È una questione di territorialità. Si chiede di celebrare il processo al tribunale di Agrigento, in quanto è nel territorio agrigentino che la presunta organizzazione a delinquere avrebbe operato. L'inchiesta è quella relativa all'operazione ''Up and Down'', letteralmente ''sopra e sotto'', condotta sul campo dai Carabinieri di Favara e Agrigento e che portò alla luce un presunto giro di droga che dal Belgio arrivava, passando per Palermo, fin nell'agrigentino, soprattutto a Porto Empedocle e Favara. Ieri, di fronte ai giudici della terza sezione penale del Tribunale Palermo, la prima udienza del processo con rito ordinario che si sta svolgendo nei confronti di sei degli imputati accusati di traffico di sostanze stupefacenti. Si tratta di Carmelo Fallea, 42enne favarese; del palermitano 36enne Domenico Di Paola; di Gaspare Indelicato, 35 anni, di Favara; di Calogero Presti, 44enne anch'egli favarese; di Gaetana Terrana, 35enne di Palermo e di Rania El Moussaid, 32 anni, originaria del Marocco e residente ad Agrigento. Prima ancora che venisse aperto il dibattimento, ieri i difensori hanno sollevato la questione circa la territorialità, sostenendo che la presunta associazione avrebbe operato nel territorio agrigentino e non in quello palermitano. Il pm della Dda di Palermo, Alessia Sinatra, ha chiesto un termine per chiarire il fatto ed esprimere un parere in merito. L'udienza è stata dunque rinviata di 7 giorni e in quell'occasione i giudici decideranno su quanto chiesto dalle difese. Secondo le ricostruzioni fornite in conferenza stampa dai Carabinieri, organizzata dopo l'applicazione delle misure cautelari eseguite nei confronti di alcuni imputati, la droga giungeva dal Belgio fino a Favara venendo occultata all'interno di pacchi spediti tramite società di trasporti che, ignare, svolgevano il ruolo di corrieri. I pacchi giunti nella città dell'agnello pasquale sarebbero poi stati ritirati direttamente presso il deposito degli spedizionieri.


È stata fissata per il 5 aprile prossimo, alle ore 12.00, la data nella quale avranno luogo gli accertamenti tecnici su alcuni reperti sequestrati su due scene del crimine. Le vicende riguardano l'omicidio dell'empedoclino 42enne Carmelo Ciffa - freddato a colpi di arma da fuoco nell'ottobre del 2016 a Favara, proprio davanti a un supermercato di Corso Vittorio Veneto mentre potava alcune palme - e l'agguato al favarese Carmelo Nicotra, rimasto ferito lo scorso maggio da proiettili sparati nei pressi del suo garage di via Torino, sempre a Favara. Gli esami, che si terranno nei locali del Gabinetto regionale della Polizia Scientifica di Palermo, riguarderanno dei procedimenti biologici - cioè ricerca del DNA - su alcuni reperti sequestrati sulle due scene degli agguati. Previsti anche accertamenti tecnici finalizzati alla ricerca di impronte papillari latenti su un pacchetto di sigarette, marca ''Marlboro'', ritrovato in uno dei luoghi del delitto. I due fascicoli d'inchiesta, nelle scorse settimane, erano stati unificati dalla Dda di Palermo. A coordinare le indagini, svolte sul campo dalla Squadra Mobile di Agrigento, sono i pm Alessia Sinatra, Claudio Camilleri e Geri Ferrara.


Servizio straordinario di controllo del territorio da parte dei carabinieri durante il fine settimana agrigentino. Un centinaio i militari impiegati sul campo, per un totale di oltre 300 persone identificate e 200 veicoli controllati. Sotto la lente d'ingrandimento dell'attività dei carabinieri anche la movida di Canicattì. Alcuni giovani sarebbero stati ritrovati in possesso di modeste quantità di sostanze stupefacenti e quindi segnalati alla Prefettura di Agrigento come consumatori abituali di droga. 8 grammi di marijuana e mezzo grammo di cocaina sono stati sequestrati. L'azione dei militari ha riguardato anche controlli e verifiche nei confronti di soggetti destinatari di misure cautelari o alternative alla detenzione. Su un centinaio di accertamenti, 4 persone sono state arrestate per violazioni alle misure di prevenzione. In particolare, a Favara è stato arrestato un 78enne in quanto sarebbe stato trovato in giro nonostante fosse agli arresti domiciliari. Stessa sorte per un 47enne di Villaseta, trovato fuori dall'abitazione nonostante la detenzione domiciliare. Manette anche a Sciacca per un 53enne, che deve scontare una pena di 2 anni e 6 mesi di reclusione per truffa. A Santa Margherita Belice è stato arrestato un 45enne in quanto si sarebbe reso responsabile di resistenza a pubblico ufficiale durante un controllo di identificazione. Infine i carabinieri hanno elevato sanzioni anche per mancato rispetto al codice della strada. Le ''trasgressioni'' più frequenti degli automobilisti sono sempre le stesse: guida senza utilizzo di cinture di sicurezza o mentre usano il cellulare; mancata copertura assicurativa del mezzo o mancata revisione. I militari hanno ritirato sette carte di circolazione e sequestrato altrettanti mezzi. Tre le denunce per guida senza patente e in un caso è partita la denuncia per guida in stato di ebbrezza alcolica. Intanto ieri, a Favara, due commercianti titolari di un bar sito in piazza Cavour sono stati arrestati dai carabinieri della locale Tenenza con l'accusa di furto aggravato. I due, attraverso un lungo tubo, avrebbero prelevato acqua da un pozzetto pubblico per portarla nella cisterna dell'attività.


Si era reso irreperibile dal maggio del 2016. Dopo due anni i poliziotti della Squadra Mobile di Agrigento ieri lo hanno rintracciato e arrestato. Si tratta del 31enne Mario Rizzo, che dovrà scontare la pena di 5 mesi e 10 giorni di reclusione in quanto condannato per il reato di furto aggravato in concorso. Dopo le formalità di rito, l'uomo è stato tradotto presso la casa circondariale di Agrigento.


Ritorna ai domiciliari il 39enne favarese Emanuele Di Dio, arrestato lo scorso 26 febbraio dai carabinieri presso la propria abitazione - nella quale si trovava in regime di arresti domiciliari - in quanto sarebbero stati trovati al suo interno quattro grammi di eroina, verosimilmente da destinare allo spaccio. Il Tribunale del Riesame di Palermo, al quale si è rivolto il suo difensore, l'avvocato Salvatore Cusumano, ha deciso di attenuare la misura cautelare per il favarese, sostituendo il carcere con i domiciliari. Quello dello scorso 26 febbraio è stato il secondo arresto, nel giro di pochi giorni, per Di Dio. Qualche settimana prima per lo stesso erano scattate le manette assieme alla moglie e al suocero in quanto nella sua abitazione i carabinieri avevano trovato 15 grammi di eroina.


Avrebbe provocato un danno all'immagine dell'amministrazione comunale di Agrigento e un danno da servizio nei confronti degli enti coinvolti. Parliamo dell'ex consigliere comunale Giuseppe De Francisci che è stato condannato a risarcire 11 mila euro al Comune e 500 euro ciascuno ad Asp e Ispettorato del lavoro. La vicenda riguarda la tentata violenza privata nei confronti di un panificio. Nello specifico -secondo quanto riportato sul Giornale di Sicilia- De Francisci avrebbe minacciato il titolare del panificio di fare chiudere l'attività se avesse continuato ad avere contatti con la sua ex fidanzata. Inoltre si aggiunse l'accusa di abuso di ufficio perché, dopo qualche giorno, aveva inviato una nota in cui riferiva di ''diverse segnalazioni ricevute da privati cittadini circa il mancato rispetto, da parte dei titolari del panificio, della normativa sanitaria e fiscale, l'assenza di regolare autorizzazione per l'apertura dell'attività e l'eccessiva emissione di rumori e calore''. Per questo aveva sollecitato un intervento urgente degli organismi preposti ai controlli facendo scattare in pochi giorni tre ispezioni da parte dei vigili urbani, dell'Asp e dell'Ispettorato del lavoro. Ispezioni dalle quali però non erano emerse violazioni o irregolarità. Da qui la denuncia e il successivo processo. Sulla vicenda si è occupata anche la procura contabile che ha ipotizzato un danno all'immagine e un danno da disservizio.


Lite, nella tarda mattinata di ieri, tra due migranti ospiti di una struttura di accoglienza del Villaggio Mosè. I due minorenni, che sarebbero arrivati in Italia senza familiari, avrebbero dato vita a un tafferuglio, tra calci e pugni, tanto che è scattato l'allarme e chiamato il 113. Non chiari i motivi che avrebbero portato un migrante ad aggredire l'altro, ma tra i due sarebbe bastato l'intervento degli operatori della struttura per riportare la calma. Di fatto pare che quando i poliziotti, quelli della sezione ''Volanti'', sono giunti sul luogo dove sarebbe avvenuto il litigio, i bollenti spiriti erano già raffreddati. A ogni modo, i due extracomunitari sarebbero stati identificati e invitati a mantenere la calma.


Due autovetture - in dotazione all'ufficio Tributi e all'Ufficio tecnico comunale di Canicattì - sono state multate da parte dei vigli urbani. I veicoli sarebbero stati posteggiati in via Cesare Battisti, vicino al Comune, dove però non avrebbero potuto sostare in quanto un'ordinanza imponeva il divieto di sosta in quel luogo. L'ordinanza era stata firmata per consentire lo svolgimento del secondo memorial Claudio Giudice. Le auto del Comune sarebbero state ''scomode'' per la regolare attività della manifestazione e pertanto sono state multate dalla Polizia Municipale.


Cavi tagliati, con lama e seghetto lasciati abbandonati in mezzo al terreno, a pochi metri dalla strada. È questo quanto si può vedere dalle immagini fornite dall'associazione MareAmico che segnala come, questa notte, siano stati tagliati cavi per depredarne il prezioso ''oro rosso''. È successo in c.da Zingarello, dove ignoti hanno tranciato la linea telefonica. Probabilmente, a dire dell'associazione, si tratterebbe di dilettanti se si considerano i danni limitati e l'approssimazione dei ''lavori''. E non è la prima volta che sul posto si verificano fatti del genere. ''Stanotte a Zingarello hanno nuovamente tagliato il cavo Telecom per rubare il rame - scrive il responsabile di MareAmico Claudio Lombardo -. Questa è la seconda volta che accade nel 2018 e la terza negli ultimi 12 mesi''. Insomma tre volte in 12 mesi. Sembra quasi che i ''clienti si siano affezionati'' al posto. ''È inaudito che ciò continui a succedere nel silenzio più assoluto - conclude il comunicato dell'associazione. Mancano i controlli in strada''.


L'iter per il progetto di rifacimento della rete idrica di Agrigento, dopo circa 10 anni, è agli sgoccioli. Si stima che entro un mese, dalla Regione, verrà firmato il decreto autorizzativo che mette sul tavolo 31milioni e 500mila euro e poi si potrà andare avanti con i lavori, al termine dei quali la città dei Templi avrà una nuova rete idrica e, soprattutto, la tanto agognata acqua h24. È questo in estrema sintesi quanto annunciato in conferenza stampa dal sindaco della città dei templi, Lillo Firetto, e dall'assessore comunale alle risorse idriche, Nello Hamel. I lavori, una volta iniziati, avranno durata di tre anni, ma già a partire dal primo in alcune zone dovrebbe essere possibile usufruire dell'erogazione idrica 24 ore su 24. ''L'opera sarà modulare - ha precisato infatti l'assessore Hamel - man mano che si andranno realizzando i rifacimenti dei singoli comparti collegati con i serbatoi, si definirà e renderà operativa la nuova rete idrica''. A occuparsi del rifacimento della rete idrica sarà Girgenti Acque attraverso ditte collegate. A tal proposito è stata dichiarata da parte dell'amministrazione comunale agrigentina la volontà di monitorare tempi e modalità di realizzazione, chiedendo alla società che si occuperà dei lavori di ridurre al minimo i disagi all'utenza e di garantire un adeguato ripristino delle strade interessate dai lavori. Come detto, per la realizzazione di questa nuova rete idrica - che dovrebbe anche mettere più che una pezza sul problema ''colabrodo'' dell'attuale rete idrica, con conseguente risparmio sulla bolletta - sono stati messi in gioco 31milioni e 500mila euro. I lavori potrebbero cominciare, secondo l'assessore Hamel, anche tra due o tre mesi.


Una iniziativa per promuovere l'educazione sportiva. È il ''Premio Giudice Livatino'', manifestazione organizzata per domani, ore 16.00, al Teatro Sociale di Canicattì. L'idea dell'evento nasce per premiare il più giovane arbitro esordiente in serie A. L'iniziativa, infatti, è stata realizzata in collaborazione con l'A.I.A., l'Associazione Nazionale Arbitri. Alla premiazione è prevista la partecipazione dell'Amministrazione Comunale, di S.E. il Prefetto di Agrigento, di autorità territoriali sia civili che militari e di rappresentanti provinciali, regionali e nazionali dell'Associazione Nazionale Arbitri e della Lega Nazionale Dilettanti.


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