SICILIA TV NOTIZIARIO
Edizione del 21/11/2017
Direttore Responsabile: Calogero Sorce


È ancora stato di agitazione per gli operatori ecologici di Porto Empedocle. Per domani è stata convocata dalla Fit-Cisl di Agrigento, all'interno dell'isola ecologica della ''Realmarina'', un'assemblea dei lavoratori di due ore per decidere su eventuali altre azioni di lotta. Gli operatori ecologici lamentano ritardi nel pagamento dei loro stipendi. È appesa nuovamente a un filo la situazione igienico-sanitaria di Porto Empedocle. Domani si capirà quindi quali azioni verranno adottate da questi dipendenti che purtroppo sono costretti a lavorare senza ricevere a fine mese la loro spettanza. Intanto ancora una volta il sindaco pentastellato Ida Carmina parla di difficoltà economiche in cui versa il Comune empedoclino e quindi delle problematicità che si hanno per saldare le fatture alle imprese che svolgono il servizio. Avrebbe anche incontrato una delegazione di lavoratori e il responsabile del sindacato Fit Cisl Umberto Nero ai quali avrebbe detto dell'imminente arrivo di fondi regionali con i quali si sarebbe detta disponibile, una volta in casa, a pagare almeno una fattura alle imprese che a loro volta pagheranno una mensilità ai dipendenti. Insomma, una situazione non certamente facile nel comune amministrato dai 5 Stelle che, sul versante rifiuti, non riescono proprio a mettere un punto fermo. Intanto ricordiamo che l'ultima emergenza igienico-sanitaria a Porto Empedocle risale a qualche settimana fa, risolta soltanto dopo l'intervento del Prefetto Diomede.


Carmelo e Laura Mulone, di 9 e 7 anni, figli dell'appuntato dell'Arma Carabinieri Rosario, persero la vita sommersi da tonnellate di fango a seguito della straordinaria attività dei vulcanelli. Era il 27 settembre del 2014 quando si consumò quella che oggi è conosciuta come ''la tragedia delle Maccalube''. Sono passati più di tre anni da quella sciagurata giornata al sito aragonese e adesso arriva la richiesta di condanna per gli imputati nella relativa inchiesta. Stamane la requisitoria del pubblico ministero Carlo Cinque che, con l'accusa di omicidio colposo plurimo, chiede condanne a 8 anni di reclusione per Domenico Fontana, all'epoca dei fatti presidente regionale di Legambiente e attuale assessore comunale con delega all'Ambiente del Comune di Agrigento; 6 anni e 8 mesi per Francesco Gendusa, funzionario regionale; 5 anni per Daniele Gucciardo, operatore in forza presso il sito delle Maccalube. Quella del pm Carlo Cinque è stata una requisitoria senza mezzi termini. Per il procuratore la morte dei fratellini Mulone sarebbe stata frutto della negligenza umana, con a base la responsabilità e l'inadeguatezza di Legambiente nel gestire la riserva aragonese riaperta circa un mese prima del tragico evento. Insomma, per l'accusa la tragedia poteva essere evitata e gli imputati sapevano della propria inadeguatezza nella gestione del sito - a partire dal fatto che fosse un architetto a dirigerlo - tanto che in caso di dubbio o di problemi sarebbe stata chiesta consulenza a tecnici. Tra gli altri aspetti di Legambiente messi a fuoco dal pm ci sarebbe anche un tipo di contratto fatto da Fontana per sé stesso, risultando sia dipendente che datore di lavoro. Ci sarebbero stati poi sistematici ritardi da parte di Legambiente nel comunicare ed inviare relazioni riguardo l'attività delle Maccalube. Il funzionario regionale Gendusa, sostiene ancora Carlo Cinque, non avrebbe fatto nulla pur essendo consapevole della pericolosità dell'area per la quale sarebbero stati necessari monitoraggi e approfondimenti. Infine la colpa di Gucciardo sarebbe stata quella di supervisionare il fenomeno del ribaltamento delle Maccalube senza essere un geologo e poter capire tecnicamente i rischi. Questi in sintesi i motivi apportati dal pm Carlo Cinque a sostegno della sua richiesta di condanna. Il processo continuerà con le udienze per poi arrivare alla sentenza di condanna o assoluzione per i tre imputati.


È accusato di avere omesso la disposizione dell'esecuzione di esami ematochimici e di un esame radiografico al torace i cui esiti avrebbero potuto accertarne le cause della riferita dispnea. Parliamo di un medico in servizio al pronto soccorso dell'ospedale San Giovanni di Dio che finisce tra le aule del Tribunale di Agrigento. L'inchiesta riguarda la morte di una signora, avvenuta il 9 maggio del 2014. La stessa, 14 giorni prima della sua dipartita, e precisamente il 25 aprile, si recò al pronto soccorso di Agrigento per una grave crisi respiratoria. Secondo la Procura, il medico non dispose l'esecuzione di alcuni esami specifici che sarebbero stati utili a capire i motivi per i quali la donna accusava problemi respiratori. La signora ritornò poi al pronto soccorso l'8 maggio, dove morì la notte alle ore 3.55 del 9 maggio. I familiari formalizzarono una denuncia. La difesa del medico ha già chiesto il non luogo a procedere; la Procura invece ne chiede il rinvio a giudizio. Il giudice per le udienze preliminari Alfonso Malato si è riservato sulla decisione.


Rigettata l'istanza di scarcerazione presentata dai legali di Fabrizio La Gaipa, l'imprenditore agrigentino 42enne arrestato appena una settimana fa con l'accusa di estorsione. Per il gip del tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto, ''le esigenze cautelari sono immutate e gli assunti difensivi sono deboli e non provati''; pertanto La Gaipa resta ai domiciliari. Ricordiamo che l'imprenditore, titolare di un albergo di San Leone, risultò essere il primo dei non eletti della lista agrigentina del Movimento 5 Stelle in occasione delle regionali dello scorso 5 novembre. La vicenda parte da una segnalazione da parte di ex dipendenti di La Gaipa i quali sarebbero stati costretti a restituire, dietro minaccia di licenziamento, parte dello stipendio che veniva riportato in busta paga. Ad avvalorare le accuse di estorsione ci sono anche delle registrazioni audio, effettuate di nascosto. Il gip ha confermato anche la misura del divieto di dimora ad Agrigento per il fratello di Fabrizio, Salvatore, anch'esso coinvolto nella stessa inchiesta.


Sinistra ''missiva'' quella recapitata a un uomo di 51 anni, bracciante agricolo palmese. Due cartucce calibro 7,65 sono state lasciate all'interno della cassetta della posta della sua abitazione. Fatta l'inquietante scoperta, il palmese si è rivolto ai carabinieri della locale Stazione per sporre denuncia. Immediato l'avvio delle indagini da parte dei militari. La Procura della Repubblica ha inoltre aperto un fascicolo d'inchiesta sul caso. Massimo il riserbo da parte dei militari, pare che nessuna pista investigativa sia esclusa. È stato naturalmente ascoltato il destinatario dell'equivoco messaggio nel tentativo di trovare indizi sul responsabile dell'atto. Questa vicenda, che sembra avere tutti i connotati di una possibile intimidazione, giunge poco dopo quella avvenuta a Porto Empedocle, dove il proprietario di una pizzeria aveva trovato davanti alla saracinesca chiusa della sua attività cinque proiettili calibro 8. Al momento, comunque, nessun elemento farebbe pensare a un collegamento tra quanto avvenuto a Palma di Montechiaro e quanto invece avvenuto a Porto Empedocle.


Vi parlavamo ieri dell'arresto a Ribera di tre romeni accusati di ricettazione. Oggi vi diamo qualche altra novità sul caso, infatti i militari hanno effettuato un blitz all'interno di un ''covo'', ubicato a Ribera, dove hanno trovato di tutto e di più: da costose selle da cavallo a casse musicali; poi ancora: apparecchiature elettroniche varie, computers, taniche di olio e di gasolio, un fucile ad aria compressa, svariati trapani e utensili da lavoro per un valore complessivo stimato in circa 50 mila euro. Il blitz è stato portato a termine da una dozzina di militari dell'Arma di Sciacca, assieme ai colleghi della Tenenza di Ribera e della Stazione di Calamonaci. Dopo accurate indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Sciacca, e numerosi servizi di osservazione, i carabinieri hanno individuato e bloccato i tre romeni. Si tratta di Costalau Gheorghe, di 24 anni, Ciobanu Mihaita Vladt, di 22 anni e Costalau Neculaie Alexandru, di 23 anni; per loro si sono aperte le porte del carcere di Sciacca. I carabinieri adesso invitano i cittadini vittime di furti a recarsi presso la caserma sede della Tenenza di Ribera per il riconoscimento della refurtiva.


Una perizia, cioè una relazione tecnica disposta dal tribunale che metta dei punti fermi tra le diverse consulenze di parte inconciliabili fra loro. È questo quanto chiesto ieri al termine di una udienza al tribunale di Agrigento. La vicenda fa riferimento alla morte della giovane agrigentina Chiara La Mendola, deceduta nel dicembre del 2013 a causa di un incidente stradale avvenuto in via Cavaleri Magazzeni, a San Leone. La giovane avrebbe perso il controllo dello scooter che stava guidando a causa di una buca scontrandosi contro una Nissan Micra guidata dall'82enne Giuseppe Valenti. L'anziano sarebbe accusato di omicidio colposo in quanto avrebbe azionato i freni dell'utilitaria in ritardo e si sarebbe discostato dal margine destro della strada, non riuscendo quindi a impedire l'impatto. Non sono dello stesso parere i consulenti della difesa. Ieri dunque un confronto tra i consulenti delle parti - procura, parte civile e difesa - alla presenza del giudice Maria Alessandra Tedde. Ed è stata proprio la difesa dell'82enne a chiedere al giudice di nominare uno o più periti in quanto le tesi esposte dai tecnici in merito alla ricostruzione dell'incidente sono ''oggettivamente inconciliabili''. A questa richiesta si sarebbero opposti gli avvocati delle parti civili e il pm. A loro dire un'ulteriore perizia non sarebbe necessaria, ma spetterà al giudice prendere la decisione e accogliere o meno la richiesta della difesa.


Incidente stradale stamattina, poco dopo le ore 8.00, lungo la statale 640 Agrigento-Caltanissetta. Nei pressi della rotonda della Strada degli Scrittori, zona San Pietro, un furgone e tre autovetture, per cause ancora in corso di accertamento, hanno avuto uno scontro. Pare comunque non si siano registrati feriti gravi. Sul posto si sono portate le Forze dell'ordine che hanno effettuato i rilievi. Notevoli i disagi per gli automobilisti in transito. Lunghe code si sono venute a creare prima che i mezzi coinvolti venissero rimossi.


Continua l'azione delle ruspe della ditta Patriarca contro gli immobili giudicati abusivi a Licata. Dalla località Poliscia i mezzi meccanici si spostano ora alla Playa per la demolizione contestuale di tre immobili confinanti tra di loro e per i quali sono già state eseguite le immissioni in possesso. A renderlo noto, secondo quanto si legge nel Giornale di Sicilia, il dirigente del dipartimento Urbanistica e lavori pubblici del Comune di Licata, l'ingegnere Vincenzo Ortega, che da più di un anno vive sotto scorta a seguito di una intimidazione. Lo stesso avrebbe affermato di avere firmato in tutto 111 ordini di demolizione e che attualmente si sta procedendo con l'elenco trasmesso dalla Procura della Repubblica di Agrigento all'Ufficio tecnico comunale. Sarebbe pronto un terzo elenco di villette da radere al suolo. Intanto il Comune di Licata avrebbe avviato le prime demolizioni di opere abusive minori quali tettoie, coperture di verande strabordanti oltre il limite consentito o porte e finestre realizzate diversamente rispetto a quanto stabilito nella concessione edilizia. Insomma, la lotta al mattone abusivo a Licata prosegue, nonostante in città il tema sia ormai un punto caldo sia dal punto di vista politico - con lotte interne tra il consiglio e l'ormai ex sindaco Angelo Cambiano - sia dal punto di vista di proteste o addirittura atti intimidatori.


Ennesimo caso di agitazione e rivolta dei migranti ospiti nelle strutture dell'agrigentino. Questa volta sono stati i minorenni - giunti in Italia senza accompagnamento - ospiti della casa di accoglienza ''Pegaso'' di Ravanusa. Il fatto è successo domenica pomeriggio. Alla base del malcontento sarebbe stato il cibo dei pasti giornalieri che non sarebbe stato di loro gradimento. Pare che i minorenni abbiano cominciato a lamentarsi animatamente contro gli operatori e i responsabili della struttura. Lanciato l'allarme, sul posto si sono portati i carabinieri della locale stazione che hanno provveduto, non senza difficoltà, a riportare la calma. Raffreddati i bollenti spiriti, i giovani avrebbero spiegato di non gradire affatto i pasti che vengono loro offerti e di desiderare altro. Non è certo la prima volta che, nella provincia di Agrigento ma non solo, si verificano fatti del genere che, nelle peggiori delle ipotesi, potrebbero sfociare in danni ai suppellettili delle strutture o in rischio per quanti ci lavorano.


Cani avvelenati e uccisi, in un caso addirittura sarebbe stata messa della colla nelle orecchie della vittima a quattro zampe per poi sparargli tre colpi di pistola a piombini. Sei randagi che vagavano in giro per Campobello di Licata sarebbero stati torturati e avvelenati, di questi ne rimarrebbero vivi solo due. Dei cani se ne sta occupando un gruppo di ragazzi decisamente più umani di coloro che trovano piacere nell'infliggere dolore o addirittura uccidere i migliori amici dell'uomo. Non sono note le cause che hanno spinto ignoti a compiere questo gesto. Pare che questi cani dessero fastidio ad alcuni per i rumori, ma che non avrebbero fatto del male a nessuno.


È stato il cardinale Francesco Montenegro, vescovo di Agrigento, a officiare stamattina la santa messa in occasione della ricorrenza della ''Virgo fidelis'', patrona dell'Arma dei Carabinieri. Il momento religioso si è svolto presso la Basilica dell'Immacolata di Agrigento. Anche quest'anno quindi si è svolto il momento di meditazione spirituale per le donne e gli uomini in uniforme del territorio provinciale. Alla celebrazione hanno partecipato, tra gli altri, tutti gli ufficiali e i Comandanti di Stazione del Comando provinciale, le massime Autorità e numerosi studenti e cittadini.


Corsi di formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro per una settantina di dipendenti, con funzione di preposti, del Libero Consorzio Comunale di Agrigento. A organizzarli il settore ''Formazione'' dell'ente. L'attività di formazione, resa obbligatoria dal Testo unico in materia di sicurezza sul lavoro, si svolgerà il 28 e il 30 novembre prossimi alla presenza di un esperto nel settore della salute e sicurezza sul lavoro. Durante il corso, oltre a uno sguardo alla normativa generale riguardante questi temi, saranno approfonditi i concetti di rischio, danno e pericolo, i criteri metodologici per la valutazione dei rischi, nonché le misure di prevenzione e protezione per l'eliminazione o riduzione degli stessi. Tra gli altri soggetti sui quali ci saranno approfondimenti anche gli organi di vigilanza, controllo e assistenza. I corsi vedranno la partecipazione di un numero massimo di 35 dipendenti per modulo, scelti secondo l'ordine alfabetico, e si terranno ad Agrigento, in via Acrone, nell'Aula di Formazione ''Silvia Pellegrino'' del Libero Consorzio, dalle ore 8:30 alle 13:30 e dalle 14:30 alle ore 17:30.


''Festa dell'albero'' questa mattina presso l'I.C. ''Vitaliano Brancati'' di Favara. L'evento ha avuto luogo nel giardino della sezione Don Bosco di via della Grazia. Ad allietare la mattinata poesie, canti e performance da parte degli stessi alunni, oltre a una degustazione di pane con olio. A partecipare, in collaborazione con la Lega Ambiente sezione di Agrigento, sono state le classi di scuola primaria, le classi prime della scuola media e le sezioni della scuola dell'infanzia del plesso Manzoni, San Francesco, San Domenico Savio e Don Bosco. All'incontro, incentrato sulla sensibilizzazione riguardo all'ambiente in cui si vive, è stata prevista anche la piantumazione di piante tipiche della nostra terra.


È stata celebrata anche ad Agrigento la Settimana nazionale Nati per Leggere con una manifestazione, svoltasi oggi nei locali della Biblioteca La Rocca, nata dalla collaborazione tra il Coordinamento regionale Nati per Leggere Sicilia e l'Assessorato alla Pubblica Istruzione e Infanzia del Comune di Agrigento. Durante la mattinata è stato presentato il programma nazionale della manifestazione, visitata la mostra di libro NpL e data lettura di tante storie ai bambini. Presenti i bambini della Scuola dell'infanzia degli I.C. ''Agrigento Centro'' ed ''Esseneto'' di Agrigento, genitori, insegnanti e anche bibliotecari, altri operatori e volontari della città e degli altri comuni della provincia.


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