SICILIA TV NOTIZIARIO
Edizione del 05/10/2015
Direttore Responsabile: Calogero Sorce

DUPLICE DELITTO DI PORDENONE. LE IMPRESSIONI SUL CASO DI ROSARIO COSTANZA, IL PAPA' DI TERESA.

I CARABINIERI BLOCCANO TRAFFICO DI DROGA DIRETTO NELL'AGRIGENTINO. 5 GLI ARRESTI, UN ALTRO E' RICERCATO.

FAVARA. IL CONSIGLIERE PLICATO CHIEDE ALLA NOSTRA REDAZIONE DI RETTIFICARE UN ARTICOLO DATATO 29 SETTEMBRE. PER LA NOSTRA REDAZIONE NON CI SONO GLI ESTREMI PER UNA RICHIESTA MA NONOSTANTE QUESTO LA PUBBLICA E POI AGGIUNGE:"ADESSO CI SPIEGHI COSA DOBBIAMO RETTIFICARE?

VICENDA BOCCONE DEL POVERO DI FAVARA. IL PDR NON RIMANE INDIFFERENTE ALLE DICHIARAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO LUPO E DEL DELEGATO DELLA MADRE GENERALE CINQUEMANI E CHIEDE CHIAREZZA.


Alla vigilia dell’interrogatorio di Giosuè Ruotolo, il sottufficiale dell’esercito indagato per l’omicidio dei fidanzati Trifone Ragone e Teresa Costanza, abbiamo chiesto al papà di Teresa, il sig. Rosario, quali sono le sue impressioni sui recenti sviluppi nelle indagini. Durante l’intervista telefonica è emerso anche che i familiari della giovane assassinata hanno avuto modo di conoscere Giosuè durante il loro soggiorno a Pordenone, nei giorni successivi all’atroce duplice delitto. “Fosse veramente lui, questo di qua è un mostro, non è una persona normale ma un mostro”- dice papà Rosario. "Una ragazza che amava la vita Teresa che, nonostante fosse presa dai tanti impegni, stava già programmando il matrimonio con Trifone". Nella mente di papà Rosario c’è ancora la telefonata che la figlia gli ha fatto pochi istanti prima dell’omicidio. In attesa della risoluzione del caso, la famiglia Costanza, che da circa un ventennio ha lasciato Favara per trasferirsi al Nord, ha fiducia nella magistratura ed elogia il lavoro svolto fin qui dagli inquirenti. Non si ha ancora il nome dell’uomo che ha distrutto i sogni dei due giovani e delle rispettive famiglie. Alla domanda se sarebbe pronto a perdonare l’assassino di sua figlia Rosario Costanza ci risponde: "Come si può perdonare l'assassino della propria figlia?".


Il Sig. C.A. di 50 anni, di Favara, amministratore unico della società I. , nel 2012 era stato destinatario di un'informativa antimafia interdittiva emessa dalla Prefettura di Agrigento e basata esclusivamente sul legame di parentela con soggetti controindicati; in particolare, è emerso dagli accertamenti esperiti dalle Forze dell'ordine che l'amministratore unico è figlio di C.A. ,ottantenne, soggetto ritenuto affiliato alla consorteria mafiosa denominata "Code Piatte". L'imprenditore favarese ha proposto un ricorso giurisdizionale, con il patrocinio degli avvocati Girolamo Rubino e Leonardo Cucchiara, contro il Ministero dell'Interno e la Prefettura di Agrigento per l'annullamento dell'informativa antimafia interdittiva, lamentando svariate forme di eccesso di potere per difetto di istruttoria e carenza di motivazione. In particolare gli avvocati Rubino e Cucchiara hanno sostenuto che il padre del ricorrente, di ottanta anni, incensurato, agricoltore, non è stato mai coinvolto in alcuna vicenda giudiziaria; e, comunque, hanno richiamato il costante insegnamento giurisprudenziale secondo cui il semplice legame di parentela non è da solo sufficiente a giustificare un'informativa interdittiva, dovendosi quest'ultima basare anche su altri elementi, sia pure indiziari, tali nel loro complesso da fornire obiettivo fondamento al giudizio di possibilità che l'attività di impresa possa agevolare le attività criminali o esserne in qualche modo condizionata. Si sono costituiti in giudizio il Ministero dell'Interno e la Prefettura di Agrigento, entrambi rappresentati e difesi dall'Avvocatura Distrettuale dello Stato di Palermo, per chiedere il rigetto del ricorso. Il Consiglio di Giustizia Amministrativa Per la Regione Siciliana in sede giurisdizionale, Presidente il dr. Marco Lipari, Relatore il Cons. Giuseppe Barone, condividendo le censure formulate dagli avvocati Rubino e Cucchiara, ha accolto il ricorso e ha annullato l'informativa antimafia impugnata. In virtù della della sentenza resa dal CGA, l'imprenditore favarese potrà richiedere entro 120 giorni dal passaggio in giudicato della stessa sentenza il risarcimento dei danni subiti.


Brillante operazione dei carabinieri dei reparti di Parma, Agrigento e Varese che ha consentito di bloccare un flusso di sostanze stupefacenti diretto nella città dei Templi. Sei sono state le ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip della Procura della Repubblica di Parma. Le manette ai polsi sono scattate per Gjini Servet, albanese domiciliato a Saronno; il canicattinese residente a Parma Francesco Liuzza; il ravanusano Antonino Gattuso e due presunti pusher residenti in centri della provincia emiliana, ovvero: Andrea Villa e Vittorio Canetti. Una sesta persona di origine siciliana si è resa irreperibile ed è attualmente ricercata dalle Forze dell’ordine. Le indagini scaturirono dopo una rapina commessa in una gioielleria di Langhirano il 2 maggio 2014. I carabinieri fermarono a bordo di un autobus diretto in Sicilia uno dei presunti autori, un uomo di nazionalità albanese che aveva con sé 4 chilogrammi di eroina. Da quel sequestro i militari arrivarono anche al ravanusano Liuzza, anch’egli complice nella rapina. Dalle indagini si scoprì come Liuzza acquistasse ingenti quantitativi di droga al Nord per poi piazzarla nel mercato agrigentino. I carichi di sostanze stupefacenti, al momento dell'ordinazione, venivano indicati con il termine “triglie rosse” per l’eroina, “triglie bianche” per la cocaina. Il presunto grossista del traffico di droga è l’albanese Servet.


Come ricorderete, lo scorso 29 settembre avevamo realizzato un servizio giornalistico sui gettoni di presenza percepiti dai consiglieri comunali di Favara. In quel servizio vi mostravamo il volto di chi, effettivamente, li ha sempre percepiti, di chi ha deciso di rinunciarvi e di chi ci ha ripensato facendo nuovamente richiesta di percepirlo. Nel nostro articolo ricordavamo che tutto ciò era assolutamente lecito per i consiglieri, perché permesso dalla legge. Ribadiamo chi sono i tre consiglieri comunali che prima avevano rinunciato e che, nell’ultimo periodo, ne hanno fatto nuovamente richiesta, ovvero: Giacomo Distefano, Pasquale Milioti e Giuseppe Milioti. Oggi aggiungiamo un altro nominativo che, purtroppo, non avevamo inserito tra questi, mettendolo, erroneamente, tra coloro i quali non percepivano più il gettone di presenza, ovvero il consigliere Giuseppe Bellavia. Quindi al momento sono 4 i consiglieri comunali che hanno richiesto di tornare a incassare l'indennità di presenza prevista. Nell’articolo del giorno 29 ricordavamo anche chi, dal proprio insediamento, non ha mai rinunciato al gettone di presenza e tra questi c’è il consigliere comunale Giuseppe Plicato. Premettiamo che ancora tutt’oggi non risulta agli atti del Comune di Favara alcuna sua formale richiesta scritta di rinuncia al gettone, quindi è più che assodato che non ci sarebbero assolutamente gli estremi per una sua richiesta di rettifica dell’articolo. Invece proprio il consigliere comunale Plicato ci fa ritornare sull'argomento scrivendo, in meno di 24 ore, ben due note alla nostra redazione per chiedere la rettifica immediata dell’articolo del 29 settembre. Secondo Plicato non risponde a verità l’affermazione del nostro servizio secondo cui “gli altri a percepire il gettone di presenza sono i nuovi membri di aula "Falcone Borsellino", ovvero: Lino Sorce, Mariella Schifano, Alessandro Fanara e Giuseppe Plicato.". "In considerazione del periodo storico-sociale in cui versa Favara,–dice Plicato- ho sentito la necessità di accettare l’incarico di consigliere comunale al fine di perseguire l’interesse della collettività e, nel contempo, non aggravare le casse comunali rinunciando al gettone". Ed ecco che la nostra redazione, ricevuto ciò, essendo sicura che quanto scritto nell’articolo del 29, ovvero che il consigliere comunale Plicato risulta tra coloro i quali PERCEPISCONO o comunque PERCEPIRANNO invece il gettone di presenza, lo ha contattato telefonicamente. Nel corso della conversazione telefonica il consigliere ha infatti ammesso di non aver mai fatto richiesta scritta di rinuncia e che l’avrebbe fatta a breve dichiarandoci che “più che rinunciare al gettone di presenza, lasciando denaro nelle disponibilità di questo Sindaco, che avrebbe potuto spenderli per come lui avrebbe voluto, preferisco devolvere il denaro in beneficenza”. In risposta a ciò avevamo detto al consigliere Plicato che questo era assolutamente un gesto nobile da parte sua, ma abbiamo fatto notare nel contempo che comunque le eventuali e future donazioni sarebbero avvenute, innegabilmente, in conseguenza dell’esborso economico da parte del Comune delle somme a lui destinate per i suoi gettoni di presenza. In pratica, solo dopo che il comune gli avrà pagato il gettone spettante, il consigliere ne farà quello che vuole. Plicato vuole darlo in beneficenza ed è libero di farlo. Ma lo farà dopo che avrà ricevuto il gettone. In caso di rinuncia, come detto, lui non può gestire il suo indennizzo perché resta nelle disponibilità dell’Amministrazione Comunale. Durante la conversazione telefonica veniva pertanto chiesto al consigliere se fosse ancora sua intenzione pubblicare questa richiesta di rettifica pervenutaci il giorno prima, dando ovviamente la nostra massima disponibilità a pubblicarla. Ci aveva detto di attendere una sua comunicazione, mai giuntaci in orario. Chiuse le pagine del giornale, arriva invece intorno alle ore 12.20 un’altra lettera del consigliere, molto simile a quella inoltrata il giorno prima ma diversa nel contenuto rispetto alla precedente. Anche in questa seconda nota il consigliere ci chiede la rettifica immediata della notizia perché le affermazioni non corrispondono a verità. Poi aggiunge nella stessa nota: “Ad oggi lo scrivente non ha mai formulato una formale rinuncia al gettone ma al contempo non ha mai percepito e/o riscosso il gettone. È stata ed è intenzione dello stesso donare i gettoni di presenza accumulati, e ancora non riscossi, a Enti/associazioni che si occupano dei più bisognosi. Questo impegno, portato avanti con non pochi sacrifici e con notevoli sforzi, non può e non deve essere macchiato da errati riferimenti alla mia persona”. Adesso ci spieghi il consigliere, quali lesivi danni d’immagine gli abbiamo arrecato scrivendo nell’articolo del 29 settembre che lui percepisce i gettoni di presenza? Non è una cosa lecita per i consiglieri percepire il gettone di presenza? Plicato si vergogna di farlo? Preferisce che la gente non sappia la verità? Ed ancora, quale affermazione ha bisogno di rettifica se nella nostra del 29 settembre o nella sua inoltrata giorno 3 si dice che Plicato non ha mai rinunciato al gettone? Avremmo potuto non pubblicare la sua rettifica, non si ravvisano gli estremi per esaudire la sua richiesta, ma lo abbiamo fatto ugualmente, mostrandovi come, a volte, la nostra redazione sia costretta a rispondere a fatti che nulla hanno a che fare con la verità, facendoci perdere prezioso tempo che potremmo dedicare ad altre problematiche che attanagliano i cittadini, non ultima la vicenda del rischio licenziamento dei dipendenti in servizio al Boccone del Povero.


Intanto nella tarda mattinata di oggi, dopo aver chiuso le pagine del nostro TG è pervenuta un’altra comunicazione del consigliere Plicato nella quale scrive: “In riferimento alla pregressa intesa telefonica e facendo seguito alle note trasmesse in data 2 e 3 ottobre 2015, si invita la spett.le Redazione a tenere in considerazione solo la nota del 3 ottobre, trasmessavi a mezzo fax, il cui contenuto rettifica e nel contempo precisa la nota del 2 ottobre”.


Dopo un’attenta analisi sulla querelle riguardante l’Opera Pia “Boccone del povero di Favara” e delle gravi e pesanti affermazioni espresse dal presidente del consiglio comunale Lupo e dal delegato della Madre generale Lillo Cinquemani, interviene oggi Gerlando Cilona del Partito dei Democratici per le Riforme. Nello specifico, il coordinatore del partito chiede alle Istituzioni di intervenire per fare chiarezza sull’attuale amministrazione finanziaria dell’Opera Pia. “Risulta prioritaria l’azione –dice- per evitare sia il licenziamento dei lavoratori che la mancanza di assistenza ai bisognosi”. Se le parole hanno un significato, il PDR chiede alle parti interessate trasparenza per stabilire la verità. “Il pensiero espresso attraverso la stampa –dice Cilona- non può lasciare indifferenti i cittadini e le forze politiche. Le dichiarazioni rese, nella fattispecie, impongono, oggettivamente, delle riflessioni –dice Cilona. L’Opera Pia percepisce ancora canoni e rendite sui beni concessi dalla fondatrice Angela Mendola? I beni rustici segnati nell’atto alla sez. F dai numeri 785 a 789 e 800 sono sempre di proprietà del “Boccone del Povero”? È stata modificata ed eventualmente da chi e quando la modalità di rappresentanza del C.D.A. che dovrebbe essere composto dal Superiore Generale dell’Associazione “Il Boccone del Povero”, dall’arciprete pro tempore e da tre congiunti più stretti consanguinei della Fondatrice? Come mai non sono stati pubblicati i bilanci a partire dal 2005 come afferma Lupo? I 650.000 mila euro di cui parla il Presidente del Civico Consesso, elargiti dall’Amministrazione Comunale, sono serviti ad assistere quante e quali persone bisognose? Sono state le somme sufficienti a garantire il ricovero? Su quali ulteriori entrate può contare oggi l’Ente Morale? Quante sono le orfanelle e gli anziani attualmente assistiti? Quando e con quali funzioni sono stati assunti i lavoratori dal momento che l’assistenza è, per Statuto, affidata alle suore bocconiste?”. Il PDR chiede quindi senso di responsabilità e cristallinità degli atti e invita tutte le forze politiche, le istituzioni, le autorità competenti a prendere le giuste decisioni per eliminare un problema serio riguardante tutta la collettività favarese.


I poliziotti del commissariato di Canicattì nei giorni scorsi hanno dato esecuzione a due ordinanze di custodia cautelare emesse rispettivamente dal Tribunale di Sorveglianza e dalla Procura Generale di Palermo nei confronti di Giuseppe Palermo e Calogero Messina, entrambi residenti nella città dell’uva Italia. Palermo è stato sottoposto a 6 mesi di arresti domiciliari poiché si era reso responsabile del reato di evasione; Messina è stato accompagnato al carcere Petrusa di Agrigento, dove dovrà scontare la pena di 3 anni, 3 mesi e 29 giorni per i reati di porto abusivo di armi, lesioni personali e ricettazione.


Maxi controllo del territorio lo scorso fine settimana dei carabinieri a Palma di Montechiaro e Licata. 10 sono state le pattuglie impiegate, 95 le persone e 74 i veicoli controllati, 18 invece sono state le violazioni accertate al codice della strada. Durante i controlli i militari della compagnia di Licata, congiuntamente ai carabinieri della compagnia di Intervento Operativo del 12° Battaglione Sicilia, hanno anche fermato tre giovani di Palma di Montechiaro accusati della ricettazione di un carrello che venerdì scorso era stato rubato ad Aragona. Alla Procura della Repubblica di Agrigento, invece, sono stati segnalati due cittadini romeni, accusati rispettivamente di rifiuto di fornire le generalità e porto abusivo di arma da punta e taglio. A Palma di Montechiaro, invece, una casalinga e un operaio sono stati denunciati per furto di acqua. Denunce a piede libero sono scattate anche nella città del Faro dove un empedoclino di 37 anni è stato segnalato per inosservanza dell’obbligo di dimora e un operaio del luogo è stato denunciato per guida in stato d ebbrezza alcolica.


Sono 123 le opportunità occupazionali che su scala nazionale sono visionabili sia presso la sede centrale dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico del Libero Consorzio Comunale di Agrigento di piazza Vittorio Emanuele che nelle sedi distaccate dell’URP dell’ex Ente Provincia di Agrigento. Nello specifico, si tratta di offerte di lavoro che riguardano sia il settore pubblico che privato, con proposte di impiego sia a tempo determinato che part-time.


Buona la prima per la Fortitudo Moncada Agrigento che nel match di esordio del campionato di A2 batte in trasferta l’Angelico Biella con il risultato di 82 a 68. Una vittoria schiacciante quella degli agrigentini in terra piemontese. Un successo quello contro Biella che porta entusiasmo in casa biancazzurra e che fa ben sperare i tifosi. “Abbiamo delle sbavature o dei momenti di calo – ha detto a fine gara il coach Franco Ciani - ma abbiamo imboccato lo stesso binario, quindi c’è sicuramente tanto lavoro da fare ma questa partita ci dà un segnale decisamente positivo”. La Fortitudo Moncada domenica prossima, alle ore 18:00, nella prima gara casalinga al PalaMoncada ospita l’Agropoli.


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