SICILIA TV NOTIZIARIO
Edizione del 15/11/2014
Direttore Responsabile: Calogero Sorce

PER DECORRENZA DEI TERMINI VIENE SCARCERATO IL LICATESE ANGELO CARITA’, ACCUSATO INSIEME A UN SUO DIPENDENTE DI AVER SEQUESTRATO E OCCULTATO IL CADAVERE DI GIOVANNI BRUNETTO.

FIGLIO PICCHIA LA MADRE PERCHE’ NON ASSECONDA ALLA RICHIESTA DI DARGLI DEI SOLDI. E’ SUCCESSO A RIBERA. ARRESTATO GIOVANE. A CIANCIANA UN MARITO FINISCE AI DOMICILIARI PERCHE’ PICCHIAVA LA MOGLIE PER FUTILI MOTIVI.

VOLEVAMO SOLO FARE SPORT. A NOI NON INTERESSA LA MAFIA. LO DICONO I FIGLI DI MILCAR, ANTONIO E GIUSEPPE MILIOTI DOPO IL DASPO DATO AGLI ORGANIZZATORI DEL FABARIA RALLY-RALLY DEI TEMPLI.

NEL TG PARLIAMO DI UN DRAMMA CHE VIVE UN 50ENNE OPERAIO FAVARESE. DOPO UN VENTENNIO VIENE LICENZIATO DA UN’IMPORTANTE DITTA E ADESSO HA SULLE SPALLE MOGLIE DUE FIGLIE MINORI E UN MUTUO DA 500 EURO DA PAGARE AL MESE.


Per decorrenza dei termini di custodia cautelare il Gup del Tribunale di Agrigento, accogliendo le istanze dei legali difensori, ha scarcerato il 59enne imprenditore licatese Angelo Carità. L’uomo è coinvolto nell’inchiesta relativa all’omicidio dell’imprenditore agricolo Giovanni Brunetto, il cui cadavere interrato venne scoperto nell' ottobre dello scorso anno nelle campagne di Canicattì, in un terreno in uso allo stesso Carità. Il Giudice per l’udienza preliminare, Stefano Zammuto, in attesa del giudizio fissato in Corte d’Assise per il prossimo 9 gennaio, ha comunque disposto per il 59enne il divieto di dimora in provincia di Agrigento. Oltre all’imprenditore 59enne è indagato anche un suo dipendente, Angelo Bianchi. Entrambi sono accusati di sequestro di persona e occultamento di cadavere. Secondo la Procura della Repubblica di Agrigento il movente del delitto sarebbe di natura economica per un prestito non restituito. Per la pubblica accusa Giovanni Brunetto vantava da Angelo Carità un credito compreso tra i 40 e i 100 mila euro.


A Ribera i carabinieri della locale tenenza hanno arrestato un 34enne del luogo per aver picchiato la propria madre, rea di non aver assecondato una sua richiesta di denaro. L’uomo è stato fermato in casa e in flagranza di reato dai militari che erano stati chiamati a intervenire. A causa dei colpi ricevuti, l’anziana madre è dovuta ricorrere alle cure dei sanitari dell’ospedale Fratelli Parliapiano. I medici del pronto soccorso hanno riscontrato ferite giudicate guaribili in sette giorni. Espletate le formalità di rito, il 34enne è stato trasferito presso la casa circondariale di Sciacca.


Maltrattamenti in famiglia è l’ipotesi di reato che a Cianciana ha portato all’arresto di un commerciante del luogo. L’uomo, in seguito a un diverbio originato da futili motivi, si è scagliato contro la moglie. Nell’aggressione la donna, che è dovuta ricorrere alle cure sanitarie, ha riportato escoriazioni al labbro e a una mano che i medici hanno giudicato guaribili in quattro giorni. Ad eseguire l’arresto sono stati i carabinieri della Stazione di Cianciana che dopo aver eseguito le preliminari formalità di legge hanno accompagnato il commerciante nell’abitazione dei propri genitori per gli arresti domiciliari.


I carabinieri della Stazione di Ravanusa indagano sull’aggressione subita da un operaio della Girgenti Acque S.p.A mentre lo stesso era intento a staccare una presa idrica. Il dipendente della società che gestisce il servizio idrico integrato sarebbe riuscito ad allontanarsi dalla furia dell’uomo che si opponeva al taglio dell’acqua. Recatosi in ospedale, ad Agrigento, l’operaio è stato medicato dai medici del pronto soccorso. Intanto la società Girgenti Acque ha convocato per martedì prossimo alle ore 10.00 una conferenza stampa per parlare della gestione del servizio idrico integrato. L’incontro si svolgerà presso la sede di viale Mediterraneo, nell’area industriale di Agrigento.


Il mercantile panamense Gaz Concord con a bordo 477 migranti è approdato in mattinata a Porto Empedocle. Le operazioni di trasbordo sono state coordinate dalla sala operativa della Capitaneria di Porto. Impiegate nelle operazioni le motovedette CP 2093 e CP 527 della Guardia Costiera, coadiuvate dall’unità navale PS 660 della Polizia di Stato. I 477 migranti erano stati soccorsi nel Canale di Sicilia. Del gruppo fanno parte 49 donne e 20 minori.


“Volevamo fare solo sport. A noi non interessa la Mafia.” Questo è il titolo di una lettera arrivataci in redazione dall’avv. Giuseppe Barba e scritta dai fratelli Antonio e Giuseppe Milioti, figli dell’imprenditore Carmelo, ucciso in un agguato di mafia nell’agosto del 2003. La missiva segue alle note polemiche sorte in occasione del Fabaria Rally – Rally dei Templi sul trofeo “Milcar” – pseudonimo di Milioti Carmelo. Antonio e Giuseppe Milioti, che dal padre hanno ereditato la passione per i rally, precisano che l’istituzione del trofeo era diretto alla “memoria e al ricordo dell’uomo, nonché papà sportivo”. “Non può non rilevarsi -scrivono i figli di Milcar - che nostro padre è stato uno dei fondatori della scuderia automobilistica organizzatrice dell’ evento “Favara Rally Team”, nata nel 1984. A costituire detta scuderia – si legge ancora nella missiva - furono un gruppo di piloti di Favara appassionati di rally e alcuni di essi conosciuti con gli pseudonimi di Milcar, Winner, MG e Wilson." Nella lettera i fratelli Milioti ricordano anche i successi sportivi ottenuti dal padre. Nella missiva si annovera anche la vittoria, nel 1991, della seconda edizione del Fabaria Rally. Sulle polemiche e successive indagini della DDA di Palermo, sorte in seguito al servizio televisivo di Striscia la notizia, i fratelli Milioti scrivono: ”Nostro padre, ucciso in un agguato di mafia nel 2003, per noi è stato e continua ad essere un esempio di uomo sportivo amante del rally, della competizione e rispettoso dei principi e dei valori che caratterizzano questa disciplina. Le vicende giudiziarie che lo hanno coinvolto – si legge in un brano della lettera - risalgono a un periodo della nostra vita in cui non eravamo consapevoli di nulla e non comprendevamo il significato e l’importanza di un processo o di una sentenza di condanna. La nostra – aggiungono Antonio e Giuseppe Milioti - è stata una richiesta alla società organizzatrice fondata sul ricordo all’uomo sportivo. Nulla di più. A noi – sottolineano i fratelli - non interessa la mafia, utilizzare comportamenti violenti o le imposizioni. Ci scusiamo con gli organizzatori, con le istituzioni e con tutti i cittadini se, con il nostro comportamento e la nostra richiesta di trofeo, Favara è stata fatta apparire quale città che sale alla ribalta nazionale per eventi negativi e collegati alla mafia, quando invece – concludono - meriterebbe di essere ricordata per quello che di positivo riesce a dare.”


50 anni, sposato, con due figlie da crescere, rispettivamente di 10 e 12 anni, un mutuo sulla casa da pagare e senza più un lavoro. Questa purtroppo è un situazione che ormai in Italia è diventata comune a molti lavoratori del settore privato. La grave crisi economica ha causato la chiusura di migliaia di aziende e con essa la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro. La storia che vi raccontiamo oggi ha a che fare sì con la chiusura di un’azienda ma sotto alcuni aspetti evidenzia come spesso lo Stato non tuteli gli stessi lavoratori. Giovanni Terrasi è un operaio favarese di 50 anni. In giovane età lavora per conto di “Saipem” ovvero la “Società Anonima Italiana Perforazioni E Montaggi” del gruppo “ENI”, specializzata tra le altre cose anche nella costruzione dei metanodotti. Non parliamo quindi di semplici aziende ma di grosse ditte gestite con soldi pubblici. Nel tempo Terrasi da operaio con contratto a termine raggiunge determinati periodi lavorativi che secondo la legge sarebbero stati utili alla sua assunzione definitiva. Regolarizzazione che però tarda ad arrivare e lo stesso Terrasi è costretto a chiedere l’intervento dello Stato avviando nel 1994 una causa in Tribunale. Secondo quanto raccontatoci dallo stesso operaio, i giudici gli danno ragione e gli assegnano anche un cospicuo risarcimento in denaro per il danno subito dall’azienda. Ma per il Sig. Giovanni la priorità era e rimane il lavoro. Per una presunta momentanea indisponibilità di posti all’operaio favarese la “Saipem” propone un’occupazione transitoria con la “Ghizzoni”, ditta partner della stessa, con la promessa che non appena possibile sarebbe stato riassunto. L’operaio accetta e in “Ghizzoni” ci lavorerà per ben 14 lunghi anni fino a quando la stessa ditta chiude definitivamente i battenti. Il 50enne negli anni ha portato avanti la sua battaglia legale rivendicando il proprio diritto all’assunzione ma nello scorso mese di maggio la Corte di Cassazione ha definitivamente messo fine alle sue speranze. Giovanni Terrasi, in cassa integrazione per altri circa sette mesi, percepisce un assegno mensile di 1.000 €. Sino al 2026 sulle sue spalle grava un mutuo da 500 euro al mese e una famiglia da mandare avanti. Disperato, il Sig. Giovanni da ieri mattina ha iniziato una pacifica protesta. L’uomo si è simbolicamente legato alle inferriate del monumento ai Caduti di piazza Cavour a Favara e ha avviato anche lo sciopero della fame. Il 50enne disoccupato chiede la restituzione del lavoro che gli è stato negato. Nella stessa situazione di Giovanni Terrasi ci sono anche altri due operai favaresi e il signor Girolamo Scifo di Raffadali con cui il 50enne ha affrontato il lungo iter giudiziario.


Il deputato regionale, Calogero Firetto, ha presentato il testo del nuovo disegno di legge sui rischi derivanti dall’amianto. Il testo proposto dal parlamentare empedoclino, in sintesi, è una rivisitazione del ddl approvato dall’ARS nello scorso mese di marzo che reintroduce il sostegno economico sanitario ai pazienti residenti in Sicilia che sono esposti o affetti da patologie causate dall'amianto.


È in programma domani mattina una conferenza stampa organizzata da Davide Romeo del Gruppo “Prometeo” e da Giuseppe Lentini dei Socialisti Riformisti di Favara. All’incontro con la stampa, che si terrà alle ore 12.00 presso il nuovo locale sorto in piazza Cavour “U maccicuni”, parteciperanno anche i gruppi politici Nuovo Centrodestra, Art. 4 e Forza Italia. Interessante è l’oggetto della conferenza: “Rifiuti, differenziati e tasse sui cittadini”. Sicilia TV ,su richiesta degli organizzatori, riprenderà integralmente la conferenza stampa per la successiva messa in onda.


Giornata di mobilitazione oggi contro i tagli al fondo dei patronati. A Porta di Ponte ad Agrigento fino alle ore 20:00 è in corso un sit-in dei responsabili del coordinamento che raggruppa i patronati Acli, Inas, Inca e Ital della Provincia di Agrigento. I patronati si oppongono alla decisione del Governo di ridurre, con la Legge di Stabilità, il fondo a loro destinato, che equivale a circa 150 milioni di euro.


Energy Day. Lunedì prossimo nella sezione empedoclina degli Istituti superiori “Leonardo Sciascia” e “Nicolò Gallo” si svolgerà una giornata informativa sull’energia. L’incontro promosso dal Comune di Porto Empedocle è rivolto agli allievi delle quinte classi e nasce in seguito all’adesione dell’Ente marinaro al Patto dei Sindaci, ovvero l’iniziativa della Commissione Europea con la quale i governi locali si impegnano ad andare oltre gli obiettivi fissati dall'Unione Europea per il 2020, riducendo di oltre il 20% le emissioni di CO2 nelle rispettive città.


Nell’anno della scomparsa del compianto prof. Enzo Lauretta, ritorna ad Agrigento il Convegno internazionale di studi pirandelliano. L’evento culturale, dopo l’esilio “forzato” a Palermo dello scorso anno, si svolge al Teatro Pirandello dal 30 novembre al 3 dicembre prossimi. Tema della 51^ edizione dedicata alla figura di Enzo Lauretta è “Novella e Dramma”. Durante i lavori del Convegno saranno presenti gli studenti provenienti da 18 Province italiane.


La lega Basket ha ridimensionato la squalifica di due giornate del PalaMoncada di Porto Empedocle. Quindi l’atteso derby Fortitudo – Barcellona potrà regolarmente giocarsi a Vigata. Fischio d’inizio domani alle ore 18:00. In vista della delicata sfida coach Franco Ciani dichiara: ”Barcellona è una squadra molto esperta. Dobbiamo trovare costanza nell'atteggiamento difensivo, un po’ più di precisione e meno frenesie – conclude il tecnico friulano - sotto il profilo delle scelte d’attacco.”


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