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Edizione del 17 luglio 2002

A cura della redazione giornalistica di Sicilia TV
Direttore Responsabile: Dario Broccio

 


 

 Il maxi-blitz di Santa Margherita Belice ancora in primo piano. I 15 presunti boss mafiosi arrestati domenica scorsa in un casolare, sorpresi in un summit per la nomina del capo mafia agrigentino, sono stati sentiti ieri dal giudice per le indagini preliminari.Gli arrestati non hanno voluto dire nulla, preferendo il silenzio, avvalendosi dunque della facoltà di non rispondere. Le udienze di convalida degli arresti, si sono svolte nel tardo pomeriggio di ieri al Carcere Pagliarelli di Palermo, dove al momento sono rinchiusi i 15 arrestati. Per tutti l’accusa contestata è quella di associazione a delinquere di stampo mafioso. La procura della repubblica ha chiesto la convalida degli arresti e l’emissione di un ordinanza di custodia cautelare in carcere, la difesa invece ha richiesto l’immediata scarcerazione. Dal canto suo il giudice per le indagini preliminare dovrà esprimere il suo giudizio entrò domani. Mentre dunque prosegue il lavoro della magistratura, le indagini non si fermano e si attendono ulteriori sviluppi. In particolare si cerca di capire quale fosse con precisione la caratura del summit mafioso di domenica, dove è stata registrata l’assenza di alcune figure preponderanti nel quadro mafioso provinciale, tra cui Luigi Putrone, superlatitante, sul cui capo pendono diverse condanne all’ergastolo e lo stesso Maurizio Di Gati, che sarebbe dovuto essere eletto al vertice delle cosche agrigentine nel corso della riunione di 4 giorni fa.


 

Avrebbe barbaramente assassinato nella sua mansarda un pensionato inferendogli 18 coltellate per trafugargli un centinaio di milioni di vecchie lire e oggetti preziosi. Dopo 5 anni dal delitto, compiuto nel 97 a tradire l’assassino sarebbe stata un impronta digitale. Con l’accusa di aver ucciso a scopo di rapina il pensionato canicattinese Ignazio Di Rosa, è stato arrestato Gaetano D’Antona, 46 anni, di Campobello di Licata, pregiudicato. La vittima aveva ricevuto un generoso lascito da da una nobildonna tedesca che aveva accudito per un certo tempo in Germania e custodiva in casa denaro e preziosi. Questi avrebbe poi incautamente attirato il suo carnefice un giorno mentre, in una bettola, in preda ai fumi dell’alcool gli confidava del “tesoro” conservato in casa. Gaetano D’antona si era trasferito poi in Calabria dove si sarebbe inserito nel circuito della ‘ndrangheta, e proprio lì è stato raggiunto, per l’arresto, dai poliziotti di Canicattì e tradotto al carcere di contrada Petrusa di Agrigento.  


 

Voltiamo pagina e tocchiamo un altro argomento che  diventa di giorno in giorno sempre più allarmante. Ci riferiamo alla crisi idrica, più che mai problematica in provincia di Agrigento. E la situazione prospettata ieri dal Consorzio del voltano è davvero sconvolgente. Avanti di questo passo, infatti, tra soli 40 giorni il Voltano dovrà fermare gli impianti e non sarà più possibile effettuare prelevamenti di acqua dal lago castello. E senza l’acqua di tale diga diventerà pressoché impossibile, dalla fine di agosto soddisfare le richieste dei comuni consorziati e la provincia rischia seriamente di rimanere letteralmente a secco. Senza un immediato intervento, e ogni giorno che passa la situazione si compromette sempre più, diventa ancora più difficile trovare una soluzione. Alla luce delle rilevazioni effettuate dal Voltano, riparte il grido d’allarme perché dalla Presidenza della regione Siciliana ci si muova realmente per trovare concrete misure.  


 

La riforma finanziaria Visco-Sud potrà avere un impatto negativo per tutto il meridione e specie per la Sicilia, dove il governo anzicchè creare ostacoli burocratici dovrebbe facilitare l’accesso ai crediti legati alla creazione di nuova occupazione e nuovi investimenti. Con queste parole l’Unione dei collegi dei ragionieri siciliani, nella persona del presidente provinciale di Agrigento, il dott. Giuseppe Veneziano, ha esposto il problema relativo alla riforma finanziaria decisa con il decreto “ominibus”, scrivendo una lettera direttamente al ministro dell’Economia Gianfranco Miccichè per chiederne un immediato intervento. Il timore – prosegue nella lettera il dott. Veneziano – è che tale modifica potrà significare che i soldi sono finiti e che dopo l’abbuffata delle aziende più grandi e organizzate del nord e del resto d’Italia alle piccole e medie imprese del sud possano rimanere solo gli spiccioli. Tra l’altro – sottolinea lo scritto – la riduzione dell’agevolazione, l’obbligatorietà della pre-richiesta  e della preventiva autorizzazione, andranno a limitare l’interesse per i fondi e penalizzare piccoli imprenditori che saranno soggetti a  maggiori rigidità per effettuare gli investimenti.  

 


 Fine di questa edizione di SICILIA TV NOTIZIARIO

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